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Alberto Rossi si tuffa nel suo “mari” e vince al “VerticalMovie”

Di Redazione |

Una voce apre la scena: «Ora vulissi parrari di iddu, ‘u mari». E poi, in chiaroscuro, compare l’immagine di un ragazzo che, in compagnia del suo cane, contempla un tramonto. È il cortometraggio “Nuotando nell’inconscio”, scritto e interpretato dal catanese Alberto Rossi, che è stato premiato come migliore giovane attore protagonista al “VerticalMovie” di Roma, il primo festival internazionale dedicato al video girato in verticale, che si sta sviluppando sulle piattaforme digitali più diffuse come Youtube, Vimeo, Facebook e Instagram. Ciò che cattura subito l’attenzione è la narrazione in dialetto siciliano con sottotitoli in inglese, ma è la trama a rivelare quale sia l’intento del giovane Rossi: trasmettere il proprio amore per il mare in quattro minuti e ventidue secondi, offrendo la possibilità di fare un “tuffo” dentro il proprio Io, per ascoltare quanto la nostra anima prova a dirci. «Ho lavorato alla realizzazione del corto – spiega l’autore – per sei mesi, supportato da Giuseppe Schillaci, che si è occupato della regia, e da Tiziana Orsini, che ha diretto la fotografia. Sento di dovere ringraziare l’attrice Fioretta Mari e la regista hollywoodiana Manuela Metri, che mi hanno dato la spinta per mettermi in gioco. Ne è valsa la pena: il Festival si è svolto a metà settembre in piazza del Popolo, a Roma, ed è stata un’esperienza spiazzante. Essere applaudito da migliaia di persone mi ha come tolto il fiato e, adesso, svilupperò il corto anche in orizzontale, così da presentarlo in diversi festival, fra cui quello di Los Angeles». 

Ha appena vent’anni e già le idee molte chiare. Quando ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo della cinematografia?«Avevo otto anni quando mi sono approcciato all’arte e alla recitazione e osservavo il cinema e il teatro con occhi trasognanti. Un giorno, grazie a nonna, ho avuto l’opportunità di entrare in una compagnia teatrale di Catania, riuscendo a prendere una parte con molte scene, tant’è che mi sentivo alla stregua di un protagonista. Ho subito preso coscienza delle mie capacità e mi sono prefissato un obiettivo. Oggi, lo guardo da uno spiraglio e, forse, lo sto raggiungendo».

Che mare descrive nel corto?«Dentro me c’è un mare, che è tutto mio. È il Mediterraneo, che mi ha cresciuto e che amo, forse anche perché mi ci rispecchio. Ho provato, dunque, a tradurre le emozioni in testo e immagini con una prosa che ho composto la sera prima degli esami orali della maturità. Volevo dimostrare di essere cresciuto, esprimendo quanto la vita stessa mi avesse insegnato».

Alberto Rossi con Giuseppe Schillaci

Cosa sente di dire ai suoi coetanei?«Ci sono tanti giovani che si “spengono”. Ho l’ambizione di abbattere le mura in cui si rinchiudono: dico loro, dunque, di fottersene di ciò che impone la società. A quanti, invece, si approcciano al mondo dello spettacolo suggerisco di non farsi abbagliare da quanti promettono il successo e che da insegnare hanno davvero poco. Ho avuto la fortuna di incontrare persone che hanno creduto in me e che hanno mostrato l’interesse di mandare avanti un ragazzo con un sogno, motivandolo a inseguirlo senza ricavarne qualcosa. Insomma, con “Nuotando nell’inconscio” ho voluto urlare alla società di non fermarsi alle apparenze. Ho l’ambizione di proseguire gli studi artistici in America, per poi tornare a Catania e investire sulla mia terra. Posso apparire arrogante e immaturo, ma ho dimostrato più volte a me stesso di sapere prendere delle scelte e questo mi ha fatto crescere».Ha forza e coraggio. A chi li deve?«Alla mia famiglia e ai miei cani: mamma Alessandra, che mi ha reso l’uomo che sono, mentre papà Ezio e mio fratello maggiore Pierpaolo mi hanno sempre suggerito di inseguire me stesso. Li ho presi in parola».

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