Messina
«Io, siciliano, fra i 30 vip alla festa per il trionfo del mio amico Donald»
Ma a te chi ti ci porta a New York?
«Mi ha invitato lui, mi ha pure mandato i biglietti in business class anche per mia moglie. Siccome ho problemi di schiena posso viaggiare soltanto in prima classe. Per fortuna che c’è Donald. Dice che gli porto fortuna. L’ho conosciuto tre anni fa a Miami dove lui ha un grande insediamento residenziale per vip gestito dal suo braccio destro Michael Denzer, un altro grande immobiliarista miliardario. E’ stato premiato dall’allora sindaco Mauro Passalacqua e dalla bellissima attrice Kelly Le Brooke: e io mi sono inventato un gemellaggio tra Taormina e quest’angolo di paradiso in Florida che sembra un’altra Taormina spostata negli Stati Uniti. Avevamo in comune un’amica russa che io invitavo a Taormina per il Premio Goethe, quando in giuria c’eri tu con Sgarbi e Vecchioni. C’era a Miami un grande garage di un grattacielo che però era grigio, in cemento armato e faceva brutta impressione, dicevano che era squallido. Gli diedi l’idea di metterci i pannelli solari in modo che risplendesse come un diamante e la sera ci fossero alla base luci multicolori. Hanno apprezzato molto l’idea e l’hanno realizzata. Dopo averlo conosciuto a Miami ho invitato Trump a Taormina. E’ venuto con il suo aereo ed è rimasto tre giorni all’Atlantis Bay. Nessuno l’ha mai saputo perché Nicola Micena, il direttore, ci tiene alla riservatezza. E’ stato in quell’occasione che Trump mi ha invitato negli Stati Uniti e ha rinnovato l’invito per la corsa alla Casa Bianca. A Taormina arrivano spesso personaggi importanti, ma coperti dalla curiosità della gente e dei giornalisti come te. Ad esempio l’estate scorsa c’era uno yacht attraccato a Villagonia. A bordo c’era Lavrov, il ministro degli Esteri russo assieme ad una trentina di amici, nessuno ne ha mai dato notizia».
Trump da presidente tornerà a Taormina in primavera per il G7.
«Lo rivedrò ancora prima perché mi ha invitato a gennaio per l’insediamento alla Casa Bianca. Agli amici ci tiene e io sono il suo amico siciliano».
Hai incontrato siculo-americani nello staff di Trump?
«Ce n’erano parecchi, soprattutto un cinquantenne di genitori siciliani che gli ha coordinato la campagna elettorale e spesso andava a tenere comizi al posto di Trump. Uno bravissimo che mi ha fatto capire come noi siciliani, quando ci mettono alla prova, dimostriamo di avere un’intelligenza superiore. Poi naturalmente a fianco di Donald c’era Rudolph Giuliani, l’ex sindaco di New York che ha spazzato via la criminalità. Ad esempio per contrastare le aggressioni ai tassisti aveva fatto approvare una legge che alzava la pena. E sui tassì di New York c’è un avviso: “25 anni di carcere a chi assale un tassista”. Naturalmente tutti i tassisti di New York hanno votato per Trump».
Però in genere a New York e nelle città della costa orientale hanno votato Hillary.
«Vero. A noi che eravamo nel gruppone di Trump ci guardavano male perché lo consideravano un gradasso e un sessista. Invece debbo dire che è un amicone e che le donne le rispetta. Se poi loro non si fanno rispettare, non è proprio colpa sua. Certo le belle donne gli piacciono molto».
Com’è andata ieri?
«Tutto intorno al Trump Tower per un chilometro era presidiato dalla polizia. Dentro c’erano solo trenta persone, compresi io e mia moglie: che era stata perquisita, io no. Poi quando è arrivato Donald con la faccia di mille colori, in lacrime per la gioia e la stanchezza, è scoppiato il finimondo, abbracci, baci, telefonini che squillavano, tappi di champagne che volavano. Ha detto che doveva tutto a suo padre e a sua madre, ha ricordato il fratello morto e ha abbracciato tutti. Una grande festa per il presidente Donald, sincero amico della Sicilia e dell’Italia. All’insediamento del 17 gennaio a Washington ci sarò anch’io. Se mi manda i biglietti…».
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