Proposta Commissione per protezione rafforzata e armonica nel mercato unico
Tumori: stretta Ue a 13 cancerogeni sul lavoro, -100 mila morti in 50 anni
Milano, 13 mag. (AdnKronos Salute) – Il cancro è la prima causa di morte sul lavoro nell’Ue (53% del totale decessi), quindi il principale fattore di rischio per la salute dei lavoratori dell’Unione, sottolinea la Commissione europea che propone “una protezione rafforzata dei lavoratori dalle sostanze chimiche cancerogene”. La stretta riguarda per ora 13 agenti chimici e secondo le stime “potrebbe consentire di evitare circa 100.000 decessi nei prossimi 50 anni, principalmente in relazione a silice cristallina respirabile (98.670 decessi), cromo VI (1.670) e fibre ceramiche refrattarie (50)”. In base alla direttiva sugli agenti cancerogeni o mutageni, “gli Stati membri possono adottare valori limite nazionali più bassi (quindi più rigorosi) rispetto a quelli dell’Ue, in linea con l’obiettivo ultimo della direttiva che punta a ridurre al minimo l’esposizione”. La proposta della Commissione si basa sul “contributo fornito da scienziati, datori di lavoro, rappresentanti degli Stati membri e ispettori del lavoro”, sentiti i quali vengono indicati “valori limite per 13 agenti chimici contenuti in un elenco di agenti individuati come prioritari”: 1,2-epossipropano (485-1.500 lavoratori esposti stimati); 1,3-butadiene (27.600); 2-nitropropano (51.400); acrilamide (54.100); bromoetilene (stima non disponibile); cromo VI (916.000); ossido di etilene (15.600); polveri di legno duro (3.300.000); idrazina (2.124.000); o-toluidina (5.500); silice cristallina respirabile (5.300.000); fibre ceramiche refrattarie (10.000); cloruro di vinile monomero (15.000). Per le sostanze restanti della lista “prioritari” si ritiene necessaria “un’ulteriore analisi”, quindi una proposta di valori limite “verrà presentata entro la fine del 2016”. Tumori del sangue, del sistema linfatico e di quello ematopoietico; tumori a fegato, pancreas, polmone, colon-retto, vescica; cancro nasofaringeo o dei seni nasali; angiosarcoma; problemi respiratori, cutanei e oculari; silicosi. Queste alcune delle malattie “eziologicamente collegate” ai 13 agenti ‘nel mirino’. “Il tempo che intercorre tra l’esposizione a un agente cancerogeno e l’insorgenza della malattia può arrivare fino a 50 anni”, puntualizza la Commissione, sottolineando dunque che la stima delle 100 mila morti evitabili nel prossimi 50 anni “si basa su una serie di ipotesi che riguardano le proiezioni dell’esposizione, i metodi di produzione e le conoscenze mediche”. Oggi, ricorda la Commissione europea, “i principi per la protezione dei lavoratori dagli agenti cancerogeni sono stabiliti, a livello di Ue, dalla direttiva quadro generale in materia di salute e sicurezza sul lavoro (89/391/Cee) e dalle direttive che disciplinano specificamente i rischi chimici (in particolare la direttiva sugli agenti chimici e la direttiva sugli agenti cancerogeni o mutageni). In base alla direttiva quadro, i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori devono essere eliminati o ridotti al minimo”. Quanto alla direttiva sugli agenti cancerogeni o mutageni, “detta una serie di disposizioni concrete”. In particolare, “i datori di lavoro devono individuare e valutare i rischi per i lavoratori e prevenire l’esposizione. Se possibile, le sostanze cancerogene dovrebbero essere sostituite con prodotti alternativi meno pericolosi”. In ogni caso, “bisogna comunque ridurre al minimo l’esposizione dei lavoratori”. Tuttavia “l’assenza di limiti nazionali di esposizione professionale per alcuni agenti cancerogeni, e la fissazione di limiti elevati per altri – osserva la Commissione – determinano non solo una protezione inadeguata dei lavoratori dell’Ue, ma anche conseguenze negative per il mercato interno. Si vengono a creare situazioni in cui possono godere di un indebito vantaggio competitivo le imprese situate negli Stati membri che applicano livelli meno rigorosi”. Inoltre, “la diversità dei limiti nazionali di esposizione professionale può creare incertezza su quali siano le norme adeguate di gestione del rischio”. Al contrario, “i limiti di esposizione professionale servono a promuovere la coerenza attraverso la realizzazione di pari condizioni di concorrenza per tutti gli utilizzatori”, nonché “la definizione di un obiettivo comune per i datori di lavoro, i lavoratori e le autorità preposte ai controlli. La proposta si traduce pertanto in un sistema più efficiente di protezione della salute dei lavoratori nel mercato unico”. Grazie al giro di vita, prosegue la Commissione europea, “prima di tutto si attenueranno le sofferenze e il peggioramento della qualità della vita che il cancro provoca ai lavoratori e alle loro famiglie. La proposta contribuisce inoltre a far evitare costi sanitari, mancati guadagni e altri costi a carico sia della persona malata che di coloro che l’assistono. L’introduzione dei valori limite proposti rafforzerà anche la tutela giuridica dei lavoratori esposti”. Vantaggi anche per le imprese: risparmieranno in “costi che i tumori professionali causano in termini di produttività”; inoltre “i valori limite stabiliti dall’Ue offrono un parametro di riferimento rispetto al quale verificare il rispetto delle norme, contribuiscono a creare pari condizioni di concorrenza grazie a norme di protezione minime in tutta l’Ue, e chiariscono come controllare l’esposizione nei diversi Stati membri”. Che a loro volta beneficeranno della stretta perché “la proposta farà diminuire la spesa sanitaria per trattamenti di cura e riabilitazione, come pure la spesa dovuta a inattività e pensionamento anticipato per malattia e gli indennizzi per malattie professionali riconosciute. Determinerà anche una riduzione dei costi amministrativi e legali connessi alla gestione delle richieste di prestazioni e dei casi riconosciuti”. La Commissione spiega che “le parti sociali sono state consultate nell’ambito di una consultazione obbligatoria in due fasi”, e “si sono espresse a favore dell’inserimento nella direttiva di altre sostanze note come ‘sostanze generate da un procedimento di lavorazione’, e a favore dell’introduzione di nuovi limiti di esposizione professionale e della revisione di quelli già in vigore, alla luce dei dati scientifici disponibili”.