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Ferrara (Sip), la storia di Fortuna è una doccia gelata, abbiamo perso perché siamo arrivati tardi

Da cambi d’umore improvvisi a dolori fisici, i campanelli d’allarme da non sottovalutare Dalla violenza fisica a quella sessuale fino a incuria e abbandono, pochi chiedono aiuto

Di Redazione |

Firenze, 12 mag. (AdnKronos Salute) – L’abuso su bambini e ragazzi ha mille facce: può essere psicologico o sessuale, avere il risvolto del maltrattamento fisico e della violenza, o anche tradursi in forme di incuria e abbandono e persino in eccesso di cura. Ma è un fenomeno che spesso sfugge pur lasciando segni importanti sui piccoli, fin nel Dna. “Ed è per questo che casi di cronaca come quello di Fortuna Loffredo hanno l’effetto di una doccia gelata. Noi tutti abbiamo perso, siamo arrivati tardi. Senza formazione e conoscenza l’espressione di un disagio trova orecchie che non ascoltano e occhi che non vedono”, sottolinea Pietro Ferrara, referente nazionale della Società italiana di pediatria (Sip) sul tema abusi e maltrattamenti. Ferrara è responsabile per la Sip del progetto lanciato da Menarini per costruire una rete di medici e pediatri anti-abusi, presentato ieri sera a Firenze e realizzato in collaborazione con Telefono Azzurro, coinvolgendo oltre alla Sip la Federazione italiana medici pediatri (Fimp) e l’Associazione ospedali pediatrici italiani (Aopi). “In Italia si stimano da letteratura scientifica almeno 80 mila casi l’anno. Ma c’è un mondo sommerso” e gli specialisti ritengono che i numeri siano molto più alti. Anche perché gli abusi “in qualche modo sono l’unica ‘patologia’ in cui abbiamo la famiglia contro”, dice Ferrara. In Paesi vicini come la Francia, con popolazioni di minorenni sovrapponibili a quella tricolore, i numeri ufficiali sulle vittime under 18 di abusi risultano superiori. In Italia la prevalenza di maltrattamenti e abusi è al 9,5 per mille, in Inghilterra si attesta all’11,2%, negli Usa al 12,1%. Guardando alla punta dell’iceberg, “la percentuale più ampia di violenze la troviamo nell’area dell’abuso psicologico – spiega Ernesto Caffo, presidente del Telefono Azzurro – e pensiamo che questa forma sia al 30%. La violenza sessuale è più rara ma ha dei dati molto importanti, nel senso che fra i bambini abusati uno su 5 è vittima di esperienze sessuali improprie. E’ un fenomeno in crescita che non emerge se non quando c’è un caso drammatico. E spesso ci si rende conto che non c’era neanche una segnalazione. In Italia le denunce di violenza sessuale sono 700 all’anno, molto poche rispetto al fenomeno nascosto”. Poi c’è la violenza fisica, continua Caffo, “che coinvolge soprattutto i bimbi più piccoli. Abbiamo diverse migliaia di minori vittime di violenza ogni anno, con forme che vanno dalle ustioni al soffocamento, fino alla morte del bambino”. C’è infine “il tema della non cura, della trascuratezza, delle malattie croniche non seguite, dell’abbandono. E sono altrettante migliaia i casi più gravi, fra italiani e stranieri soprattutto in povertà. Tutti questi bimbi sono da proteggere. Serve aiuto immediato e un percorso che deve essere anche di sanzione per gli adulti che hanno un comportamento inadeguato rispetto a un bimbo che non può difendersi. Ma bisogna partire dall’idea della cura, cercando quando possibile di agire anche sostenendo i genitori in difficoltà. Un minore vittima di violenza è un danno per la comunità intera”. Ma pochi chiedono aiuto: uno su 5 fra chi subisce abusi sessuali, uno su 3 fra chi è oggetto di violenze. Nell’ultimo anno (fra gennaio 2015 e gennaio 2016) il Servizio 114 Emergenza Infanzia gestito dal Telefono Azzurro ha seguito oltre 2.200 casi, di cui 1.068 con motivazione primaria di abuso e violenza. Fra gli Sos ci sono anche quelli di chi assiste a violenze domestiche. Presunto responsabile della situazione di disagio vissuta dal minore è la mamma nel 44,2% dei casi, il papà nel 29,5%, ma anche parenti (3,3%), amici (3,2%), conoscenti (3%), insegnanti (2,5%). Un estraneo solo nel 2,2% dei casi. E così i teatri del maltrattamento diventano i luoghi di vita più cari: nel 68,9% la casa. Sul fronte degli abusi sessuali, le richieste di aiuto segnalate al Telefono Azzurro attraverso la linea 196196 e il 114 coinvolgono soprattutto vittime di sesso femminile, oltre il 65%. Ma se si guarda alla fascia d’età sotto gli 11 anni i maschi abusati diventano di più, mentre è in crescita il numero delle preadolescenti, ragazze tra gli 11 e i 14 anni. Si è passati dal 22,3% del 2013 al 33,3% del 2015. La violenza ha un costo umano, ma non solo: da uno studio condotto in collaborazione con l’università Bocconi di Milano emerge che in Italia le spese dirette e indirette generate dall’abuso sono state di 13 miliardi di euro per anno, rispetto ai 124 mld di dollari spesi negli Stati Uniti e ai 3,2 mld di sterline del Regno Unito. “Dobbiamo avere la forza e il coraggio di intercettare i segnali dell’abuso – ammonisce Ferrara – I campanelli d’allarme sono in genere di tipo comportamentale, perché i segni fisici sfuggono. Le abrasioni possono sparire in 2-3 giorni, gli ematomi in massimo 2 settimane, e anche le lesioni perineali dopo 2-3 settimane possono non essere più visibili. Ma un bambino può cominciare improvvisamente ad andare male a scuola, avere un calo dell’attenzione, dolori fisici, cambi d’umore, scomparsa di funzioni che aveva già acquisito, comportamenti autolesionistici. Andiamo dunque a cercare il vero significato”. I bambini restano segnati anche se, adeguatamente seguiti, possono rinascere. “Oggi si parla non solo di danni psicologici – precisa Ferrara – ma di vere e proprie alterazioni organiche come riduzioni fino al 5-6% di aree cerebrali, per lo stress e le modificazioni biochimiche scatenate dalla violenza. Si osserva un maggior rischio di obesità, cefalee e dolori articolari e si ha, secondo uno studio recente, l’erosione dei telomeri, cioè di quella parte di Dna che decide quanto dobbiamo vivere. Non solo questi bambini diventeranno adulti che vivono male, ma anche di meno. Alcuni studi ci dicono persino che lo stress continuo e ripetuto nelle bambine vittime di più abusi sessuali può determinare in età adulta una maggiore incidenza di tumori, con un rischio 3 volte più elevato rispetto a chi non ha subito abusi”.

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