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Bianco: «La Regione? No, grazie stavolta scelgo la mia Catania»
«Direi che è anche normale che a questo punto della legislatura, visto che si voterà tra meno di un anno, si cominci a parlare di elezioni e di candidati. Sta accadendo nel Pd, ma la stessa cosa, mi pare, si stia verificando in altri partiti. Il M5S ha tenuto la sua festa nazionale a Palermo, direi non per caso, visto che hanno anche parlato di elezioni Regionali e Amministrative e di possibili candidati. Ed è anche per questo, oltre che per confermare la grande attenzione del governo per il Mezzogiorno e la Sicilia, che Matteo Renzi ha voluto che la Festa Nazionale del PD si svolgesse in Sicilia. Mi sembra naturale, dunque, che si parli di possibili candidati».
Ecco, appunto. La Festa nazionale dell’Unità in Sicilia, anzi a Catania, la città di Bianco. Non per caso, hanno detto molti. Ma perché nel partito, a Roma, molti vedrebbero bene il sindaco catanese in corsa per la presidenza della Regione. E Bianco che fa, dice davvero “no, grazie”?
«Sì, dico no grazie».
Conferma lapidaria. Anche se dietro la possibile candidatura di Bianco a Palazzo dei Normanni, c’è un ragionamento che sarebbe stato fatto ancora qualche giorno fa a Roma. Bianco è uno dei più autorevoli esponenti del Pd siciliano, è di nuovo sindaco di Catania, è stato Ministro dell’Interno, ma anche presidente dell’Anci, di cui oggi presiede il Consiglio nazionale e, si dice, potrebbe essere lui il successore di Fassino. Quando si candidò alle Europee ottenne (pur non essendo incredibilmente eletto) una barca di voti, con consensi diffusi a macchia di leopardo. Insomma, nell’area vicina al presidente del Consiglio questa ricostruzione avrebbe fatto breccia. Non è così?
«Mentirei se dicessi che non ne ho sentito parlare, ovviamente. So che si è fatto il mio nome, per quelle esposte e per altre ragioni. Mi lusinga, certo e, aggiungo, mi gratifica anche, perché lo prendo come un apprezzamento per quel che ho fatto e sto facendo come sindaco. Amministrare una città è diventata un’impresa assai complessa, lo dico per Catania, ma vale per Palermo, per Ragusa, per Siracusa, Agrigento. Credo che valga per tutti i colleghi che ogni giorno fanno i conti con le sempre più carenti risorse finanziarie, con le sacrosante richieste dei cittadini, con critiche feroci che non hanno quasi mai il sapore del dibattito costruttivo, ma quello di sentenze emesse da chi sta dietro un computer a giudicare il lavoro degli altri. Ecco, il fatto che si sia pensato a me quale possibile candidato alla presidenza della Regione Siciliana mi onora, ma non lo posso prendere nemmeno in considerazione. Perché? Perché mi piacerebbe avere la responsabilità del governo di una grande regione come la Sicilia, ma per me è più importante portare avanti il governo di una grande città, la mia».
Ecco, Bianco ora condensa in una frase emblematica la sua scelta, qualcosa che vale più del “no, grazie”, che ha un sapore molto convenzionale e un po’ di circostanza. Qui il sindaco va oltre, e dice: «Non ho dubbi, scelgo Catania». E’ una dichiarazione impegnativa, evoca quell’altra volta che fu, ma soprattutto quel che è. E quel che Bianco vuol essere.
«Rispetto alla mia precedente esperienza di sindaco di Catania, ho scelto di impostare un lavoro di grande prospettiva, proiettato nel tempo, anche a costo di faticare per far comprendere ai cittadini quel che sarà nei prossimi anni della loro città. Come potrei lasciare oggi (perché per candidarmi alla Regione dovrei dimettermi tra qualche mese) proprio mentre siamo alla vigilia dell’apertura della tratta della metropolitana che arriverà a piazza Stesicoro, prevista a fine anno? E che sarà seguita poi dall’inaugurazione di altre due tratte e di altre quattro successivamente? Sarà una autentica rivoluzione per Catania, iniziata nella mia precedente sindacatura, costruita nel tempo e che finalmente completeremo. Come potrei lasciare Catania proprio ora che abbiamo firmato il decreto per il finanziamento della rete fognaria per una città che ha avuto per troppo tempo l’80% degli scarichi a mare o a perdere? E da gennaio, dopo la nuova gara, partiremo con la raccolta differenziata estesa a tutta la città, elimineremo i cassonetti. E stiamo affrontando concretamente il nodo del dissesto idrogeologico, il canale di gronda, il completamento del nuovo porto, dell’aeroporto. A questi si aggiungono tutti gli altri progetti previsti nel Patto per Catania con finanziamenti per 750 milioni di euro. E mi fermo qui. Anche se è chiaro che parliamo di opere che hanno bisogno di tempo per essere realizzate, ma incideranno come una rivoluzione strutturale per Catania. Io voglio realizzare questo grande progetto».
Tutto d’un fiato. Bianco elenca le opere del suo piano per la Catania del futuro. E la Sicilia? E il governo regionale?
«Certo, problemi ce ne sono, errori ne sono stati commessi, difficoltà molte. Ma non dimentichiamo che anche a Palermo si è partiti da una situazione finanziaria disastrosa e dall’eredità dei governi Cuffaro e Lombardo. Cose buone sono state fatte nel campo del turismo, delle infrastrutture, anche della sanità, al netto delle polemiche che ci sono state. La strada da seguire è quella delle primarie».
Ma proprio proprio, allora, Bianco non è tentato dalla marcia su Palermo? E lui la chiude qua, così: «Per me, con tutto il rispetto per Palermo che è una città bellissima, affascinante, la capitale è Catania, la mia capitale è Catania. E sto bene qua».
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