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Maxi cartella e ipoteca sulla casa di Cuffaro

Maxi cartella e ipoteca sulla casa di Cuffaro

Di Mario Barresi |

PALERMO. «Gentile Contribuente, a tutt’oggi non risulta pagato l’importo complessivamente ammontante ad Euro 181.884,19, richiesto con gli atti della riscossione regolarmente e meglio specificati a tergo». Poche parole, una stringata formula di rito che esce in automatico dai computer di Riscossione. L’atto, nel freddo burocratese, si chiama “comunicazione preventiva di ipoteca”.

La notizia è che, lo scorso 29 maggio, l’ufficiale di riscossione, l’ha notificato a un “contribuente” speciale: Totò Cuffaro, ex presidente della Regione, che però si trova altrove a scontare sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia e rivelazione di segreto istruttorio. E infatti la busta dell’esattoria è stata notificata al domicilio fiscale di Cuffaro: un riservatissimo residence di Palermo, in via Scaduto Francesco 10/A. Lo stesso immobile che, rivelano fonti di Riscossione Sicilia, potrebbe essere oggetto di pignoramento «se il debitore non dovesse pagare o attivare la rateizzazione prevista dalla legge».

Non c’è davvero pace per la matricola “87833”di Rebibbia. Cuffaro, di recente, si è ribellato alle indiscrezioni del Fatto Quotidiano su un’inchiesta dei pm romani su alcune «visite sospette» in carcere da parte parlamentari a lui «per prendere disposizioni sui suoi patrimoni». Annunciando querele. E affidando la sua versione a una nota diffusa dall’avvocato Maria Brucale: «Non ho mai parlato del patrimonio. Essendomi stato tolto da oltre un anno il vitalizio, quello che ho lo sta usando la mia famiglia per vivere e per pagare 500mila euro in parte per risarcire la Regione Siciliana». E queste parole si ricollegano alla scena dell’ufficiale di riscossione che bussa alla porta di Cuffaro, il quale – pur essendo vissuto da sempre con la famiglia a Raffadali, nell’Agrigentino – ha residenza a Palermo.

«Riscossione Sicilia – spiega il presidente Antonio Fiumefreddo – ha iniziato la procedura di recupero crediti così come con tutti gli altri deputati ed ex deputati, oltre che per gli eredi titolari di vitalizio. In questo caso, visto che il vitalizio dell’ex governatore non risulta più fra quelli erogati dall’Ars, si è seguita la procedura susseguente. Non è un accanimento, è semplicemente il rispetto delle regole». Infatti, la società esattoriale partecipata dalla Regione ha notificato all’Assemblea regionale siciliana un “atto di pignoramento verso terzi”, chiedendo di attivare – in caso di mancato pagamento la sospensione di 1/5 del vitalizio.

Che, per Cuffaro, non c’è più. E poi la maxi–cartella è arrivata nella comunicazione preventiva di ipoteca: 164.996,01 euro di imposta; 3.251,65 di interessi di mora; 13.494,93 di aggio; 17,64 di spese di notifica. Totale in colonna: 181.884,19 euro. Con un ultimatum: «La invitiamo, pertanto, ad effettuare il pagamento integrale di quanto richiesto entro 30 giorni dalla data di ricezione della presente comunicazione, avvertendoLa che, trascorso inutilmente il predetto termine, provvederemo a iscrivere ipoteca sui beni immobili a Lei intestati, con conseguente aggravio delle somme dovute a questa Società, a titolo di iscrizione e cancellazione».

Con una specifica sottile sul fatto che «il debito indicato è aggiornato alla data del 25/05/2015. Nel caso in cui venga iscritta ipoteca, il debito sarà ricalcolato alla data di iscrizione e potrebbe, quindi comprendere ulteriori carichi frattanto scaduti». Sembra poi beffarda – per l’ex governatore detenuto a Roma – la precisazione dei giorni e degli orari «in cui Lei potrà recarsi presso uno dei nostri sportelli siti nella provincia di Palermo». Ma è il formulario esattoriale, sempre uguale.

Nessuno escluso. I soldi che il “debitore” Cuffaro deve all’Erario sono di vario tipo. Importi davvero minimi, quelli legati ai mancati o ritardati versamenti Irpef: meno di 8mila euro per l’anno 2007 fra mancati versamenti, sanzioni pecuniarie, interessi, varie ed eventuali. La parte più gravosa dell’importo dovuto riguarda i danni erariali dovuti dall’ex presidente alla Regione, tutti iscritti con “anno di riferimento 2013”: in tutto 173.621,66 euro fra risarcimenti e spese di giudizio. Adesso l’“esecutato” (questa la dizione in esattorialese) Cuffaro ha un mese di tempo per pagare l’intera somma o per chiedere una rateizzazione, ma ha anche a disposizione la strada dell’opposizione al giudice tributario, con 60 giorni a disposizione, che scendono a 30 in caso di carichi di natura non tributaria.

Se non ci dovessero essere segnali, potrà partire la procedura di pignoramento, con la «trascrizione presso la Conservatoria proviciale» per la messa all’asta del bene immobile. Questo vale per tutti i cittadini siciliani, «così come per i potenti e per i presunti intoccabili», scandisce il presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo. Che, di recente, su twitter ha lanciaco un hashtag alquanto emblematico: #senzaguardareinfaccianessuno. Certo che fa una certa impressione leggere il commiato del titolare della sede di Palermo, nella “comunicazione preventiva di ipoteca” che abbiamo avuto modo di consultare: «Nell’invitarLa a leggere con attenzione le avvertenze riportate a tergo, restiamo a Sua disposizione per ogni eventuale chiarimento». Un atto indirizzato a Totò Vasa–Vasa. L’ex viceré di Sicilia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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