Cala l’export siciliano, nel 2013 vendite all’estero scese del 14,8%
Cala l’export siciliano, nel 2013 vendite all’estero scese del 14,8%
Ma al netto dei prodotti petroliferi raffinati (scesi ancora del 22%), le esportazioni sono cresciute del 6% per un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro. I dati di Unioncamere Sicilia
PALERMO – Ancora segno meno per le esportazioni siciliane: il 2013 si è chiuso con un -14,8%, determinato da un calo delle vendite passate dai 13 miliardi di euro del 2012 agli 11 miliardi dello scorso anno (il dato nazionale sull’export si attesta sul -0,1%). Come già avvenuto nel 2012, la dinamica negativa è stata influenzata principalmente dalla diminuzione delle vendite dei prodotti petroliferi raffinati (scese ancora del 22%). Tuttavia, al netto dei prodotti petroliferi le esportazioni siciliane sono cresciute del 6% per un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro. Così Unioncamere Sicilia sull’export 2013 dell’Isola, nell’ambito della XII Giornata dell’economia. Al segno meno – spiega Unioncamere – fanno eccezione alcuni settori: «navi e imbarcazioni» (+236%), «elettronica» e «prodotti alimentari» (entrambi +13%, in linea con l’anno precedente). Aumenta la vendita di articoli farmaceutici (+10%) e prodotti chimici (+8). Come sempre accade in Sicilia – spiegano gli analisti di Unioncamere Sicilia – l’export dell’Isola è determinato per circa due terzi dal settore petrolifero. Basta un calo nelle vendite del raffinato per influenzare tutto l’andamento del commercio estero. Di contro, però, si assiste a una piccola e costante crescita di altri settori come l’agroalimentare, specialmente nelle province di Trapani, Messina e Palermo. «L’export – commenta Antonello Montante, presidente di Unioncamere Sicilia – rappresenta uno dei motori di crescita più importanti per la Sicilia. Per questa ragione, l’azione a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese è diventata una delle aree di intervento prioritario del sistema camerale. Servono scelte coraggiose e dotare finalmente l’Isola di un piano industriale che incentivi le aziende a investire». Nel corso del 2013 le importazioni siciliane sono diminuite del 4,7%. Anche in questo caso la performance è determinata da un calo dell’acquisto del petrolio greggio (-9,6%) e da altri prodotti chimici (-16,8). Il saldo import/export è negativo: si importa di più di quanto si esporta per una differenza pari a 8,8 miliardi di euro. Tra i principali importatori si confermano la Federazione Russa e l’Azebaigian; in crescita l’Algeria e in forte calo la Libia. Pedr le vendite all’estero, i principali mercati di riferimento sono Turchia e Francia nonostante entrambe siano in calo rispetto all’anno precedente del 3,2% nel primo caso e del 20,1% nel secondo. In aumento le esportazioni in Libia (+15,6%); gli Stati Uniti perdono terreno con un -42,4%. Più in generale, a livello di macroarea, il primo partner commerciale dell’export siciliano sono i paesi europei dove finisce circa il 50% dei prodotti made in Sicily (per un valore di 6,1 miliardi). Seguono Africa (22% del totale e un fatturato di 2,4 miliardi) e il Medio Oriente (8,4% e 932 milioni di euro).