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Il boss “Scarface” dello Zen tra fiumi di cocaina e di denaro

Il boss “Scarface” dello Zen tra fiumi di cocaina e di denaro

Diciassette arresti nel quartiere. Guido Spina preso nella sua villa-bunker da dove gestiva il traffico di droga, imponeva il suo potere nella zona e organizzava concerti di cantanti neomelodici

Di Simona Licandro |

PALERMO – In uno scenario surreale, quasi cinematografico, lo Scarface dello Zen, alias Guido Spina, 49 anni, gestiva un intero quartiere. Altro che Al Pacino. Spina è basso e tarchiato, ma il carisma non gli manca. Tutti passavano dalla sua villa, in via Pescia 34. Si sedevano nei divanetti dell’ampio salone e parlavano di affari, sicuri di non essere intercettati, mentre gli inquirenti ascoltavano parola per parola come in un Grande Fratello del crimine. «Questa è casa mia», ripeteva Spina agli acquirenti, facendo intendere che aveva il controllo totale della zona nonostante fosse agli arresti domiciliari per un trapianto. Adesso è finito in carcere in un’operazione della Dia, assieme a sua moglie, sua figlia, il genero e altri 13 tra pusher e scagnozzi arruolati per lo spaccio di hashish e cocaina «in tutta Palermo», mentre proseguivano le estorsioni a negozi e agli abitanti delle case popolari, i cosiddetti «padiglioni dello Zen». Bisogna versare una quota mensile per stare tranquilli. I soldi arrivavano a fiumi e servivano anche per il mantenimento in carcere degli affiliati detenuti. I TRAFFICI DI DROGA Il business della droga veniva discusso deciso nella villa, una vera e propria roccaforte, dotata di sofisticati sistemi di sicurezza, infranti dalle microspie della Dia che hanno permesso agli inquirenti di scoprire il «supermercato della droga», con cocaina appena tagliata e di buona qualità («è asciutta, noi siamo seri», dice la moglie di Spina a un pusher). A casa si parlava di tutto tranquillamente, senza utilizzare metafore. Tutto avviene in uno scenario surreale di genitori e figli che mangiano e giocano assieme ai nipotini di 6 e 12 anni mentre «i grandi» tagliano e confezionano le partite di stupefacente col rumore in sottofondo del coltello che batte sul tavolo. Le forniture arrivano a chili: «44 chili di papagna… 10 chili con quelli di via del Cipressi… 50 chili», dice Spina. Il guadagno è tra il 25 e il 30%. IL RUOLO DELLE DONNE E le donne facevano la loro parte, sia per quanto riguarda il taglio e il confezionamento, sia per lo spaccio e l’approvvigionamento. Così sono finite in manette Alba Li Calsi (moglie di Spina), Maria Valenti (coniuge di Vincenzo Cosenza, quello che Spina chiama «fratello») e Angela Spina (figlia di Guido e moglie di Piero Vitale). In queste famiglie i bambini diventano pure un buon pretesto per facilitare i viaggi per comprare la droga, sia con le auto sia col camper: partivano tutti assieme per «la piccola stagione di tre giorni» in Calabria o in Puglia. IL CANTANTE NEOMELODICO Come un vero capofamiglia, con i soldi della droga e delle estorsioni, Spina fa contenti tutti i residenti del quartiere. Per una festa ha pure invitato, a sue spese, il suo cantante preferito, il neomelodico Gianni Vezzosi. Il cantante, molto noto nei quartieri popolari palermitani, quella sera ha cantato ai boss: «O killer», la storia di un sicario di mafia, e «Lettera a papà», la giornata di un detenuto. La colonna sonora degna di un vero «Scarface».

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