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Gli artigli di Nello Musumeci: «Non sono io

Gli artigli di Nello Musumeci: «Non sono io il “pupo vestito” del centrodestra siciliano»

Chiusa #Diventeràbellissima / VIAGGIO NELLA "COSA"

Di Mario Barresi |

CATANIA. Alla fine anche bon ton e buonismo si sciolgono, inzuppando la camicia a righine che lascia intravedere la rassicurante canottiera da bravo padre (e nonno) di famiglia. Nello Musumeci fa il bagno. Di folla e di sudore. E, applauditissimo, lancia una stoccata anche agli «amici del centrodestra». Ovvero: i naturali alleati di #DiventeràBellissima, che ieri sera ha chiuso la tre giorni al porto di Catania. «Noto, fra questi amici, smorfie e fastidi. Dicono che Musumeci “si agita troppo”, che “è iperattivo”. Che fa, vuole candidarsi senza averne discusso con nessuno di noi? Uno mi ha detto: “E che vuoi fare, ‘u pupu vistutu? Noi, ti dobbiamo vestire: uno ti mette le mutande, un altro le calzette… ”».

VIAGGIO NELLA COSA DI DESTRA (MA NON TROPPO)

Poi l’affondo: «Io non sono il “pupo vestito” di nessuno. Qui il pupo, nudo, purtroppo è la Sicilia». E così, nelle quasi due ore di discorso finale, Musumeci tira fuori gli artigli. Ne ha per tutti. Per il governatore Rosario Crocetta, che «passa le sue giornate allo specchio a dirsi quant’è bello, mentre la Sicilia affonda». Ma soprattutto per il Pd, investito da «una pesante questione morale, rimasta in sordina dopo le gravissime parole con le quali gli assessori Caleca e Borsellino si sono dimessi». Il Pd, un «focolaio di instabilità e precarietà», per il leader di #DiventeràBellissima, è «il primo problema di Crocetta e quindi della Sicilia».

E non è tenero nemmeno nei confronti di Fabrizio Ferrandelli, dem dimessosi dall’Ars, indicato – come abbiamo pubblicato nell’edizione di venerdì – come parte di un’«accoppiata vincente con Nello» da Pietrangelo Buttafuoco. Musumeci provoca Ferrandelli: «Che ci stai a fare nel Pd? ». Non è un invito ufficiale, ma quasi. Ma gli rinfaccia le due mozioni di sfiducia, nelle quali «tu, Fabrizio, hai votato per lasciare Crocetta al suo posto». Perché, sostiene l’ex presidente della Provincia di Catania, «non ci si dimette per lasciare il posto al primo dei non eletti, ma ci si dimette in 46 per mandare tutti a casa». Una stoccata anche al nuovismo dei grillini: «Non accettiamo lezioni da voi che “non c’eravate”. Noi “c’eravamo” e abbiamo attraversato la palude senza farci contagiare».

Esserci o non esserci. Di destra o trasversali. Musumeci, dopo un pesante passaggio sul Cara di Mineo («i sindaci hanno un modello disastroso in cambio di clientele ed elemosina per finanziare sagre»), prova a declinare l’anima di #DiventeràBellissima. Prima cita lo stesso Buttafuoco, forse per smentire platealmente le voci di una certa “freddezza” fra i due in questi giorni catanesi: «Ha ragione Pietrangelo: non serve una campagna elettorale, ma un nuovo capitolo politico». E poi usa una metafora da salotto familiare: «Le mie nipotine sono curiose di sapere cosa ha fatto il nonno 10 o 20 anni fa, ma sono ancor più smaniose di sapere cosa farà nei prossimi anni». Orgoglio dell’identità (pubblico ringraziamento al «mio maestro» Enzo Trantino, «un gigante in una politica di nani», per l’endorsement pro Musumeci nell’intervista al nostro giornale) e «della storia di tutti noi», ma apertura totale, «anche a chi è di sinistra». Unico requisito: il «certificato penale pulito».

Un invito ai giovani, dopo aver letto la commovente lettera di Salvatore, un giovane laureato in Giurisprudenza di Barrafranca, che «non è qui stasera perché costretto a emigrare». Una «rigenerazione della politica», la chiama, perché #Diventerà– Bellissima è «l’unico elemento di novità in Sicilia». Musumeci parla di speranza, di futuro, di ambiente (ieri l’appello di Roberto Della Seta e Fabio Granata a Crocetta: «La Sicilia si unisca alle regioni che chiedono il referendum sulle trivellazioni»), ma soprattutto di legalità. Etica ed estetica. Riscoprendo un classico che ha fatto commuovere in molti. Di destra e non solo. Più che una citazione è un’evocazione, scandita nel finale, delle parole di Paolo Borsellino dalle quali prende il nome il movimento. «Dobbiamo lavorare perché un giorno questa terra – nonostante Crocetta, il Pd, i poteri forti e le forze oscure – la lasceremo ai nostri ragazzi. E dovrà essere bellissima».

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