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Milano, mamma clinicamente morta lotta per vita del bebé che porta in grembo

Milano, mamma clinicamente morta lotta per vita del bebé che porta in grembo

Di Redazione |

MILANO – È clinicamente morta, ma nonostante l’elettroencefalogramma piatto resterà attaccata alle macchine perché porta in grembo un bimbo ancora vivo. Cercheranno di farlo nascere i medici dell’ospedale San Raffaele di Milano, che puntano a portare avanti la gravidanza della donna, milanese, 36 anni, colpita da un’emorragia cerebrale alla 23esima settimana di gestazione e arrivata nei giorni scorsi all’Irccs di via Olgettina, dove si trova in Terapia intensiva neurochirurgica, spiegano fondi ospedaliere decise a mantenere il più stretto riserbo su una vicenda drammatica ed eccezionale che ha pochi precedenti al mondo. Per ora il feto è troppo piccolo per sopravvivere fuori dal corpo materno, “incubatrice” ideale per farlo crescere e sviluppare. L’obiettivo è far continuare a battere il cuore della donna alimentando artificialmente il bebè, in modo da raggiungere almeno la 28ª settimana di gravidanza per poi procedere al taglio cesareo. Dal punto di vista rianimatorio la donna è assistita dal team di Luigi Beretta, mentre l’équipe di ginecologi e ostetrici guidati da Massimo Candiani monitora costantemente le condizioni del feto. Se e quando arriverà il momento, si tenterà l’impresa.   C’è un precedente tutto italiano a far sperare in un lieto fine per la triste vicenda della donna 36enne ricoverata all’ospedale San Raffaele di Milano con l’elettroencefalogramma piatto dopo un’emorragia cerebrale, tenuta attaccata alle macchine nella speranza di far arrivare il feto che porta in grembo almeno alla 28esima settimana di gestazione. Un mese ancora. Otto anni fa una storia “gemella”. Sempre a Milano, dove il 10 giugno del 2006 all’ospedale Niguarda veniva alla luce Cristina Nicole, subito ribattezzata la “bimba del miracolo”. Il suo caso fece il giro del mondo, primo in Italia e 11esimo nella storia della medicina mondiale. Circa 3 mesi prima, il 24 marzo, sua madre Cristina, 37 anni, mentre l’aspettava fu stroncata dalla rottura di un aneurisma cerebrale arrivando in ospedale clinicamente morta. Il feto era di appena 17 settimane, ma la gravidanza fu prolungata artificialmente per altri 78 giorni sostituendo le funzioni vitali materne con i macchinari. Fino alla crisi definitiva che costrinse al cesareo direttamente nel Reparto di neurorianimazione. A firmare l’impresa Stefano Martinelli, primario della Struttura complessa di neonatologia e terapia intensiva neonatale di Niguarda.

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