Cronaca
Nicole, le accuse ai sei indagati nelle carte le «colpe» e le «bugie»
CATANIA – Oggi avrebbe poco più di dieci mesi. Ma Nicole Di Pietro non c’è più: la sua vita è finita poche ore dopo essere venuta al mondo. E adesso la Procura di Catania ritiene di aver chiuso il cerchio su una morte che fece indignare l’Italia intera: indagini preliminari concluse e avvisi a tre medici, un’ostetrica, il direttore sanitario e un infermiere della clinica “Gibiino” di Catania.
L’accusa – sostenuta dai pm Alessandra Tasciotti e Angelo Brugaletta, coordinati dal procuratore Michelangelo Patanè – contesta al neonatologo Antonio Di Pasquale, all’anestesista Giovanni Alessandro Gibiino e alla ginecologa Maria Ausilia Palermo l’omicidio colposo per «aver cagionato, con condotte gravemente colpose, attive ed omissive, il decesso della neonata». Prima del parto, scrive in una nota stampa la Procura, la ginecologa (difesa da Paolo Spanti) «non avrebbe proseguito il doveroso e accurato monitoraggio del feto durante il travaglio che avrebbe consentito di prevenire la sofferenza fetale poi verificatasi ricorrendo ad un parto cesareo d’urgenza »; dopo la nascita di Nicole, inoltre, il neonatologo (avvocato Walter Rapisarda) e l’anestesista (legali Carmelo Schilirò e Pietro Granata) «avrebbero eseguito manovre rianimatorie inadeguate, aggravando così la sofferenza respiratoria della neonata fino al suo decesso avvenuto per arresto irreversibile delle l’avvifunzioni vitali consecutivo a grave sofferenza acuta fetale». Ai tre medici, sospesi dalla professione dal Gip fino al prossimo 27 dicembre, è contestato il reato di false attestazioni. Di Pasquale e di Gibiino nella cartella neonatale, «in ordine agli interventi rianimatori praticati e alle condizioni di salute della bambina immediatamente dopo la nascita, con l’annotazione di valori incompatibili con le reali condizioni di salute della neonata »; la ginecologa Palermo e l’ostetrica Valentina Spanò (difesa da Fabio Cantarella) nella scheda di travaglio della partoriente, «che riporta un valore del battito cardiaco del feto incompatibile con le reali condizioni di salute della neonata risultanti dalla consulenza tecnica».
A Danilo Audibert (legale Salvatore Fabio Gangi), direttore sanitario della “Gibiino”, e a Fabrizio Paglia (avvocato Andrea Maria Gianninò), infermiere responsabile di sala operatoria, i pm addebitano rispettivamente favoreggiamento personale e false informazioni al Pm «sulla presenza in sala parto del kit di emergenza neonatale». Per la ginecologa Palermo è ipotizzato, in altro procedimento, il reato di lesioni personali colpose nei confronti di Tania Laura Egitto, madre di Nicole, per «la mancata rimozione di una garza – si legge nel comunicato – durante le fasi di applicazione dei punti di sutura post partum, con conseguente insorgenza di un’infezione protrattasi per 13 giorni fino alla definitiva rimozione del corpo estraneo, avvenuta al pronto soccorso dell’ospedale Cannizzaro di Catania».
Ai sei indagati sono contestate le responsabilità soggettive del loro operato nella clinica “Gibiino”, la quale, come soggetto giuridico (difesa curata dall’avvocato Tommaso Tamburino) non è chiamata in causa, a livello di responsabilità oggettiva, in questo atto dei pm.
Esprime «soddisfazione», perché «non si può parlare di gioia», Mario Di Pietro, nonno paterno di Nicole. A questo punto «aspettiamo giustizia, con l’accertamento pieno della verità», dice Di Pietro, «dopo una tragedia che ha segnato tutta la famiglia in modo definitivo». Esprime «delusione», nonno Mario, per «le interpretazioni di chi ha ritenuto che la riduzione della sospensione dalla professione per alcuni dei medici coinvolti corrispondesse al venir meno del falso», perché «il falso c’è, come dimostra la conclusione delle indagini». E i genitori di Nicole? «Mio figlio Andrea e mia nuora Tania – rivela – sono in dolce attesa. Una femmuccia, nascerà fra poche settimane». E non si chiamerà come la nipotina che non è riuscito ad abbracciare. «Perché di Nicole, per noi, ce n’è una sola».
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