Pozzallo, dentro il barcone della morte
Pozzallo, dentro il barcone della morte ammassati come in una fossa comune
Sono 45 (e non 30) le vittime: asfissia la causa del decesso
POZZALLO – Sono 45 (e non 30 come si pensava in un primo momento) i cadaveri all’interno del peschereccio della morte rimorchiato a Pozzallo dalla nave Grecale. Tutti uomini, verosimilmente maggiorenni, e dell’Africa centrale. È il bilancio definitivo dopo il recupero delle salme che si è concluso nella notte. «Erano accatastati l’uno sull’altro, come all’interno di una fossa comune, che ricorda Auschwitz e altre immagini viste solo sui libri di storia». È la prima impressione del capo della squadra mobile di Ragusa, Antonino Ciavola, uno dei primi a salire a bordo del natante. Il peschereccio – un barcone lungo poco più di venti metri, senza alcuna copertura, colorato tutto di blu – è entrato nel porto di Pozzallo ieri poco dopo le 14. Nave Grecale l’ha lasciato in consegna a una motovedetta della Guardia costiera, in rada, dove è rimasta fino a tarda serata con il suo “carico” di 566 migranti, 240 circa dei quali erano sul barcone carico di morti. Sul molo c’erano già parcheggiate le auto delle onoranze funebri con le bare per accogliere i cadaveri. Una volta ormeggiato, è cominciata l’ispezione. I corpi delle vittime erano ammassati nel vano ghiacciaia, dove si custodisce il pesce durante la navigazione. Quasi tutti senza maglietta per il caldo che non sopportavano, scalzi. A guardare dalla porta d’ingresso color azzurro mare sembrava quasi che dormissero. Solo a tarda notte, quando è stata recuperata l’ultima salma, il bilancio dei morti è diventato definitivo. «È stata un’esperienza drammatica, per chi ha operato all’interno del barcone è anche molto pesante» ha detto il procuratore di Ragusa, Carmelo Petralia, dopo aver eseguito un sopralluogo. L’ispezione dell’imbarcazione ha fatto emergere che le vittime sarebbero morte per asfissia, dopo aver respirato anche i gas di scarico del vano motori attiguo alla ghiacciaia: ma solo l’autopsia potrà definire le causa del decesso. Il recupero delle salme si è rivelato più difficile del previsto. Perché il natante ha avuto un cedimento strutturale e ha cominciato a imbarcare acqua, rendendo complicato l’accesso all’ambiente dove si trovavano i cadaveri. Dice di «avere la morte nel cuore, come se avessi ricevuto un pugno allo stomaco», il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, che ha annunciato per sabato sera una fiaccolata per le 45 vittime. I corpi sono stati portati via dal porto sui carri funebri: prima di partire sono stati benedetti e accompagnati da preghiere recitate da un parroco di Pozzallo, don Michele, e dall’Imam di Scicli, Ziri. «Ci vuole più cuore – ha detto il sacerdote – altrimenti le parole girano a vuoto e non servono a niente». «È un colpo al cuore degli esseri umani – ha osserva l’Imam – una tragedia per tutti al di là di religioni e appartenenze». Dopo una lunga notte di lavoro, già quaesta mattina il molo dove era ormeggiato il “peschereccio della morte” era deserto. La nave Grecale ha ripeso il largo e il barcone è stato invece trasferito in un’altra zona del porto. E Pozzallo tenta lentamente di tornare alla normalità.