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Uno studio smentisce i luoghi comuni sulle abilità matematiche di uomini e donne

Uno studio smentisce i luoghi comuni sulle abilità matematiche di uomini e donne

Per realizzarlo sono stati coinvolti circa 250 bambine e bambini di diverse scuole primarie

Di Redazione |

BOLOGNA – Che le femmine non siano portate per la matematica è uno stereotipo di genere privo di qualunque fondamento, ma ancora oggi molto diffuso nelle famiglie italiane. Tanto che questa credenza genera conseguenze negative già dai 6 anni di età. È quanto emerge da uno studio dell’università di Bologna su questo luogo comune che produce conseguenze negative nelle bambine già dai primissimi mesi dalla scuola primaria, facendole sentire meno brave in matematica, indipendentemente dal giudizio effettivo dei genitori sulle loro capacità.   Lo studio, pubblicato sulla rivista Contemporary Educational Psychology e realizzato da un gruppo di ricerca guidato da Carlo Tomasetto, docente al Dipartimento di Psicologia dell’Alma Mater – spiega una nota dell’Università emiliana – è il primo ad indagare la relazione tra gli stereotipi di genere sulla matematica dei genitori e la percezione dell’abilità in matematica di bambine e bambini già dai 6 anni di età.   Per realizzarlo sono stati coinvolti circa 250 bambine e bambini di diverse scuole primarie dell’Emilia-Romagna e del Veneto, insieme ai loro genitori e agli insegnanti. Ai bambini, intervistati individualmente a scuola, è stato chiesto di valutare sia quanto si sentissero bravi in matematica, che quanto pensassero che il loro papà e la loro mamma li ritenessero bravi. Poi, con un questionario, è stato chiesto ai genitori quanto ritenessero bravo o brava in matematica il loro figlio o figlia e allo stesso tempo quanto condividessero lo stereotipo di genere sulla matematica, cioè quanto, in generale, ritenessero che i maschi e le femmine fossero bravi e brave in matematica. Infine, sono state raccolte le valutazioni degli insegnanti sull’abilità di ciascun bambino nella materia.   Analizzando i dati raccolti, i ricercatori sono giunti a dimostrare che lo stereotipo di genere sulla matematica si impone negativamente sulle bambine già dai primissimi mesi della scuola primaria. Innanzitutto, la ricerca mostra che la percezione di abilità matematica dei figli dipende, più che dalle valutazioni dell’insegnante, soprattutto dai giudizi dei genitori, che vengono visti come “interpreti”.   Lo studio – intitolato “Parents’ math-gender stereotypes, children’s self-perception of ability, and children’s appraisal of parents’ evaluations in 6-year-olds” – è stato realizzato da un gruppo di ricerca composto da Carlo Tomasetto dell’Università di Bologna, Alberto Mirisola dell’Università di Palermo, Silvia Galdi e Mara Cadinu dell’Università di Padova.

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