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Il verminaio della Camcom e della Sac, ecco lo scenario

Di Mario Barresi |

Catania. Semmai qualcuno avesse ancora il benché minimo dubbio sul nesso fra la guerra, combattuta a colpi di carte bollate e di palate di fango, per il controllo della super CamCom e il conseguente potere sull’aeroporto di Catania, adesso arriva un’autorevole conferma nelle carte della magistratura.

Certo, c’è un grottesco paradosso che balza agli occhi di chi legge la lista degli indagati della Procura di Catania sui pasticci nell’accorpamento della Camera di Commercio del sud-est. Le presunte anomalie per “dopare” gli equilibri di forza sono state denunciate con forza dalla cordata perdente: quella che fa capo all’ex vicepresidente nazionale di Confindustria, Ivan Lo Bello, che negli ultimi giorni (anche rinfrancato dalla richiesta di archiviazione dei pm nell’inchiesta sul quartierino di Gianluca Gemelli) ha gridato ai quattro venti la «serie continuata di macroscopiche condotte di reato» nell’accorpamento. Puntando il dito contro il suo nemico numero uno: Pietro Agen, leader regionale di Confcommercio, ma soprattutto – numeri alla mano – futuro presidente della super Camera e dunque padrone di Fontanarossa. Agen, ammaccato dal coinvolgimento di alcuni suoi uomini nell’inchiesta, non risulta però indagato. Ma l’effetto collaterale del lavoro della Procura di Catania, assieme a polizia postale e squadra mobile, è stato arrivare nella stanza dei bottoni dell’aeroporto. Ma non scalfendo l’attuale governance, guidata dall’ad Nico Torrisi, sulla nomina del quale sono stati comunque svolti gli adeguati accertamenti. Il risultato finale (di certo non voluto dalla cordata confindustriale che ha presentato due dettagliati esposti a novembre 2015 e a marzo 2016) è quello di far finire nella bufera un’altra nomina. Quella di Ornella Laneri, osteggiata con forza da Agen e di certo non sgradita a Lo Bello & C.

In mezzo a questa contesa è finito Enzo Bianco, inizialmente sostenitore di Torrisi contro Laneri, poi – con fair play istituzionale, e fors’anche con minore responsabilità non soltanto politica – accodatosi alla scelta della maggioranza bulgara dei commissari designati da Rosario Crocetta.

Ma adesso a decidere la guerra, tutt’ora in corso, non sarà soltanto il lavoro dei magistrati. Che, di certo, influirà sulla scelta del governo regionale di procedere all’accorpamento fra Catania, Ragusa e Siracusa: l’insediamento del consiglio camerale (con una maggioranza di 22 su 33 appannaggio di Agen), già prevista per martedì scorso, è stata rinviata al prossimo 28 febbraio. «Non esistono motivi ostativi all’insediamento», scrive l’assessore regionale alle Attività produttive, Mariella Lo Bello, «tuttavia chiediamo un parere al ministero».

Le possibilità di un altro rinvio, se non di uno stop alla procedura di accorpamento, a questo punto sono altissime. E non soltanto per l’eco che avranno gli sviluppi dell’inchiesta giudiziaria. Nella quale si vocifera che ci sia stato il trasferimento di alcuni atti alla Procura di Palermo per verificare alcune circostanze di sua competenza, fra le quali la condotta di alcuni protagonisti della vicenda sul versante della Regione; non a caso il presidente di Unioncamere, Lo Bello, ha esternato la richiesta di conferire col procuratore Franco Lo Voi, oltre che con l’omologo etneo Carmelo Zuccaro.

Ma se il fronte giudiziario promette novità, anche da quello amministrativo in settimana sono attesi colpi di scena. Il ministero dello Sviluppo economico, nei cui piani alti sono stati avvistati diversi protagonisti della telenovela camerale siciliana, potrebbe dare il via alla “revoca della revoca”. Con la Camera di Siracusa libera di non accorparsi più: lo scenario sarebbe dunque quello di tre enti non più fondibili. Oppure il Mise potrebbe optare per l’inizio di una nuova procedura di unificazione, che sottostarebbe alla «nuova legge che prevede l’ampio utilizzo delle tecnologie digitali nell’attività delle Camere fin dalla composizione degli organi camerali» evocata sabato da Lo Bello.

Altre novità all’orizzonte. Dopo aver registrato, in uno scambio di amorosi comunicati stampa, la pace fra lo stesso Lo Bello e il suo nemico-amico Antonello Montante, presidente siciliano di Confindustria e Unioncamere, indagato per mafia a Caltanissetta. «Bisogna fare chiarezza sugli accorpamenti delle Camere in Sicilia», ha detto Montante sabato. Rompendo un lunghissimo silenzio. Per seppellire l’ascia usata finora contro Lo Bello come un fioretto e per dare un segnale al suo (ex?) alleato Agen, di fatto mollato al fotofinish dell’elezione, oltre che all’alba dei nuovi risvolti giudiziari. Una nuova pace in una storia di guerre. Nella quale sono sembrano profetiche le parole di una fonte in prima linea nelle indagini: «Qui non si capisce chi sono i buoni e chi sono i cattivi».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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