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Berlusconi: «Centrodestra modello Sicilia, No a Zingaretti che strizza l’occhio al M5S»

Di Mario Barresi |

Presidente Silvio Berlusconi, questa è la sua quinta candidatura alle Europee, anche stavolta capolista nelle Isole. La prima volta fu nel 1994. Com’è cambiato lei, com’è cambiato il centrodestra, com’è cambiata Forza Italia in questo quarto di secolo?«Forza Italia dal 1994 a oggi è profondamente cambiata nelle persone – basti considerare che solo alle ultime elezione politiche abbiamo rinnovato per il 70% i gruppi parlamentari – ma è rimasta sé stessa nelle idee, nei valori, nella collocazione politica. Siamo l’anima e la spina dorsale del centrodestra, siamo il baluardo dei valori cristiani e delle idee liberali, del nostro modello di civiltà occidentale. Come nel 1994, vogliamo salvare l’Italia da un pericolo: allora quello della sinistra post-comunista, oggi quello di una sinistra altrettanto pericolosa, statalista e forcaiola, ma con l’aggravante del dilettantismo e dell’impreparazione, rappresentata dai 5 Stelle. È la ragione per la quale sono ancora in campo, con qualche anno in più, che significa più esperienza, avendo avuto il privilegio di guidare il mio Paese per nove anni, e di essere per esempio l’unico uomo di stato nel mondo ad aver presieduto per tre volte il G8».

La Sicilia, dopo aver eletto Musumeci governatore, ha riservato percentuali bulgare al M5S alle Politiche. E adesso anche la Lega, ipotesi impensabile fino a qualche anno fa, veleggia verso il 20% anche sotto lo Stretto. Perché i siciliani non dovrebbero votare nessuno dei due soci del governo gialloverde e perché dovrebbero tornare a scegliere Forza Italia?«Perché il governo gialloverde sta portando il Paese al disastro e perché votare Forza Italia è l’unico modo per consegnare un’intimazione di sfratto al governo Conte. Un governo che ha ridotto l’Italia ad essere il fanalino di coda dell’Europa quanto a crescita, che ha aumentato le tasse e dovrà aumentarle ancora entro l’anno, o alzando le aliquote Iva, o imponendo una patrimoniale sulle nostre case e sui nostri risparmi; un governo che ha fatto calare l’occupazione e ha reso più difficile assumere e trovare lavoro; un governo che ha dimenticato il Sud, insultando la dignità dei meridionali con la presa in giro del reddito di cittadinanza, già fallito al punto che molti dei possibili beneficiari lo rifiutano dopo averne visto le cifre ridicole; un governo che ha isolato l’Italia in Europa e nel mondo, scoraggiando gli investitori e spaventando i creditori dell’Italia. I siciliani in passato hanno votato mossi dalla delusione o dal risentimento: sentimenti che ben capisco ma che non portano soluzioni. Stavolta sono certo che voteranno con la ragione».

Di recente ha rilanciato l’ipotesi di Draghi premier. Non le sembra, al di là delle qualità del presidente della Bce in scadenza, di ripetere un modello – quello del governo Monti – ampiamente bocciato dagli italiani?«Assolutamente no, il paragone con Monti è improponibile. Io sono contrarissimo ad un governo tecnico, vorrei Mario Draghi con qualsiasi ruolo all’interno di un governo politico di centro-destra scelto dagli italiani. Qualunque persona di buon senso non può che essere d’accordo, considerata la statura della persona, e tutto ciò che ha fatto per l’Italia al vertice della Bce, ruolo nel quale peraltro era designato dal nostro governo».

Secondo sondaggisti e analisti politici la lista di Forza Italia nelle Isole è molto competitiva. Ma non è che, considerata la sfida all’ultimo voto soprattutto fra i due siciliani più forti, qualcuno stia dimenticando di far votare Berlusconi. O magari il voto del suo elettorato è talmente radicato da non necessitare di “santini” elettorali?«In effetti non sto facendo una campagna elettorale personale. Sono certo che gli elettori siano consapevoli dell’importanza di scrivere il nome Berlusconi sulla scheda elettorale per dare più forza in Europa all’unico leader politico che rimarrà davvero al Parlamento Europeo, con un grande progetto da attuare: realizzare il centrodestra in Europa, cambiare questa Europa burocratica e dirigista dall’interno del Partito Popolare Europeo, la più grande famiglia politica in Europa. Quello che chiedo è l’unico voto davvero utile, e sono certo che tutti gli azzurri, in Sicilia come nel resto d’Italia, siano lealmente impegnati con me in questa grande scommessa».

Anche Raffaele Lombardo ha ufficializzato il suo appoggio a Forza Italia: per «riconoscenza politica» ma anche per aiutare lei e il partito in quello che l’ex leader autonomista definisce «un momento di difficoltà». Il sostegno di Lombardo, così come gli innesti di centristi e Udc, sono un valore aggiunto? Non rischiano di snaturare Forza Italia?«La scelta di Raffaele Lombardo è un atto di responsabilità che apprezzo, anche se non credo che Forza Italia si possa definire “in difficoltà”, e i risultati domenica prossima lo dimostreranno. La nostra identità di liberali, cristiani, riformatori, non è in discussione, ma ogni apporto che consolidi in Italia l’area moderata di centro alternativa alla sinistra è naturalmente il benvenuto».

Alla vigilia della presentazione delle liste c’è stato lo strappo di Pogliese, uscito in polemica per l’esclusione di La Via. Non c’era davvero spazio per l’eurodeputato uscente? E quanto le pesa aver perso il sindaco di una delle più grandi città d’Italia?«Ogni volta che si presentano le liste elettorali si è costretti a fare delle scelte che comportano dolorose esclusioni. Non mi sono occupato personalmente delle liste, ma ho dato indicazione ai miei collaboratori di privilegiare la coerenza, la competenza, l’onestà e la competitività. Mi pare che le mie indicazioni siano state rispettate. Mi spiace naturalmente che il sindaco Pogliese non abbia condiviso queste valutazioni, ma prendo atto della sua scelta senza commentarla».

Nel sostanziale immobilismo della politica nazionale e regionale, uno dei pochi elementi di vivacità è la proposta di una casa dei moderati lanciata da Miccichè con un certo riscontro in alcuni settori non solo del Pd. Lei, presidente, continua a invocare un centrodestra “tradizionale” assieme a Salvini e Meloni. Eppure, ogni giorno che passa, Forza Italia sembra più distante dai sovranisti. Non è che anche stavolta la Sicilia è anticipatrice di tendenze e Miccichè ancora una volta ha visto giusto?«Gianfranco Miccichè non è soltanto il nostro coordinatore in Sicilia, è uno dei miei più antichi e fidati collaboratori. Gli voglio bene anche perché ama le provocazioni politiche e ha una visione coraggiosa e senza pregiudizi. Questo non significa che io sia sempre d’accordo con lui: siamo un grande partito liberale nel quale esistono posizioni diverse anche per quanto riguarda il rapporto con la Lega. Per quanto mi riguarda, le vicende locali di qualche comune siciliano, che rispetto, non cambiano la nostra vocazione e la nostra scelta di fondo: il centro-destra in Italia lo abbiamo fondato noi e siamo radicalmente alternativi alla sinistra, a qualsiasi sinistra e in particolare a questo Pd di Zingaretti che strizza l’occhio ai 5stelle».

Il centrodestra unito evoca il “patto dell’arancino” che sancì la vittoria di Musumeci alle Regionali. Lei inizialmente non era molto convinto della scelta del governatore col pizzetto, poi cambiò idea e la appoggiò con convinzione. A un anno e mezzo dall’elezione cosa pensa del governo Musumeci?«L’anno scorso abbiamo scelto Musumeci di comune accordo con gli alleati, dopo aver considerato anche altre candidature di grande valore, perché abbiamo ritenuto fosse la figura con le migliori caratteristiche per vincere e per governare. Non ho cambiato opinione. Mi permetta di ricordare che quella vittoria in Sicilia fu l’inizio di una serie di successi del centrodestra in tutte le regioni e le città importanti nelle quali si è votato nell’ultimo anno: un centro-destra che unito è arrivato primo alle elezioni Politiche, e che le vincerà di nuovo quando torneremo alle urne dopo la caduta del governo gialloverde. Allora potremo far ripartire il Paese, tagliando le tasse a tutti con una vera flat-tax, costruendo grandi opere pubbliche per creare occupazione e dare impulso all’economia, aiutando i pensionati con l’aumento delle pensioni minime a mille euro per tutti, comprese le casalinghe, le nostre mamme; creando lavoro con l’abolizione di ogni tassa e contributo sui nuovi contratti per le aziende che assumono, tagliando la burocrazia con l’eliminazione delle autorizzazioni preventive per costruzioni e imprese. Stime indipendenti dicono che con questi provvedimenti creeremo più di un milione di nuovi posti di lavoro».Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA