Politica
L’endorsement di Flavia Famà: «Sostengo Musumeci con forza, l’antimafia non è monopolio della sinistra»
CATANIA – Non si sente una bella statuina dell’antimafia. Ma ammette: «Essere strumentalizzati per il cognome che porti? Certo, se ti mettono lì solo per quello, a prescindere dal tuo percorso di vita». Flavia, 35 anni, è figlia di Serafino Famà, avvocato catanese ucciso dalla mafia il 9 novembre 1995. Per aver fatto il proprio dovere, sconsigliando a un’assistita, amante del boss Giuseppe Di Giacomo, di rendere falsa testimonianza per scagionarlo.
Flavia aveva 13 anni. E ora – funzionario di Palazzo Chigi con un’abilitazione da avvocato nel cassetto, attivista di Libera – rompe un tabù che dura da una vita intera. «Ho sempre avuto le mie idee, ma non ho mai sostenuto partiti o candidati ufficialmente». Ma stavolta è diverso: torna e scende in campo. «Per Nello Musumeci». Un endorsement pesante. Pur senza candidarsi. «Me l’ha chiesto, ci ho riflettuto. Era complicato per ragioni logistiche e familiari. Dovevo pure spostare la residenza…». Ma «lo sosterrò con con forza, con il massimo impegno».
Le ragioni di questa scelta affondano nella memoria: «Nel 1995, quando fu ucciso mio padre, Musumeci era presidente della Provincia di Catania. Lui e il sindaco Bianco presero subito una posizione molto forte e ci sono sempre stati vicini». Ma non è soltanto gratitudine, è anche «stima. Molta. «Musumeci, in tutti questi anni, a prescindere dal colore politico condivisibile o meno, è stato votato anche da persone di sinistra perché ha amministrato bene. Ed è stato un ottimo presidente dell’Antimafia».
Ed eccola, sventolante, la nuova bandiera antimafia del centrodestra in affanno sulla questione morale. «La mia scelta può sembrare un po’ strana, ma penso che fare antimafia sia una scelta di vita». Monopolio della sinistra? «Un falso mito. Non è così, non dev’essere così. Io faccio parte di Libera da 10 anni: non siamo tutti comunisti, non c’è un colore politico».
E con gli impresentabili come la mettiamo? Così: «Puoi non avere precedenti che ti rendono incandidabile, ma avere un’influenza forte sul territorio. I personaggi scomodi ed eticamente non trasparenti non devono essere candidati in generale. Ma è una scelta in questo caso che non sta a Musumeci, ma ad alcune liste collegate». Ovvero? «Il sostegno di Forza Italia è stato l’ultimo ad arrivare ed è stato travagliato. Perché i primi a non volere una persona pulita come Musumeci sono proprio alcuni esponenti del partito di Berlusconi». Diagnosi. E terapia: «È un’occasione senza precedenti. Le persone possono scegliere il presidente, con la sua lista pulita. Il catanese può decidere di non votare un candidato come Pellegrino, che a San Cristoforo inneggia al figlio del boss. Potranno scegliere di non votare le liste con gli impresentabili, anzi di dare un segnale forte e opposto. Votando le liste pulite, di qualsiasi schieramento, e Musumeci come presidente».
Un’opinione che farà discutere. Ma Famà rivendica un patto con Nello: «Ha detto che per lui il mio cognome è un valore aggiunto, ma mi ha coinvolta per quella che sono. Con tutte le mie idee. Che potrò sempre esprimere liberamente». Il derby col figlio di Pio La Torre indicato assessore da Fabrizio Micari? «Franco ha un percorso di politica e di associazionismo molto forte alle spalle. Non è uno sprovveduto».
Pure per Flavia Famà ci sarà un ruolo? «Non ne ho notizia, né idea. Direi una bugia. Quando s’è capito che non c’erano le condizioni per una mia candidatura, non abbiamo parlato di futuro. Voglio vivere la campagna elettorale, da non candidata, giorno per giorno. Pensiamo al 5 novembre, ma soprattutto al futuro della Sicilia».
Twitter: @MarioBarresi
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