Politica
Impresentabili, nella lista nera di Cancelleri 17 nomi candidati con Musumeci
CATANIA – Giancarlo Cancelleri fa i nomi. In tutto 17. «Ecco gli impresentabili di Musumeci, che lui cerca di nascondere». Il candidato governatore del M5S, in un lungo video su Facebook, lancia un attacco frontale all’avversario del centro destra. «Ha lanciato un appello all’acqua di rosa ai segretari dei partiti che lo sostengono, chiedendo “per favore” di fare le liste pulite. E loro ovviamente non lo hanno ascoltato. Lo metteranno sotto scacco e gli diranno cosa fare. Non decide Nello Musumeci, ormai l’abbiamo capito tutti. Decidono i Genovese, i Cuffaro, i Micciché, le persone che in questi giorni lo hanno comandato a bacchetta, infischiandosene dei suoi proclami». E Luigi Di Maio, in un altro video, rincara la dosa: «Musumeci, ma anche Micari, con i loro impresentabili, hanno venduto l’anima al diavolo».
L’elenco dei nomi si apre con Antonello Rizza (Forza Italia), sindaco di Priolo. «Conta una ventina di capi di imputazione in 4 processi a suo carico. Tra i reati di cui è accusato concussione, abuso d’ufficio, truffa aggravata, corruzione elettorale e voto di scambio», dice Cancellerri. Lo stesso Rizza, in un’intervista a Repubblica, s’era difeso: «Sono sotto inchiesta da sei anni ed ancora non è arrivata una sola sentenza. Ma che Paese è questo? Il mio casellario giudiziario è pulito: nessuna condanna. E in Italia fino al terze grado di giudizio si è innocente».
La lista prosegue con Giambattista Coltraro (Udc), sospeso dalla professione di notaio: «A processo perché accusato di aver rogato atti pubblici falsi per favorire un’organizzazione criminale. Del caso si è occupata la commissione regionale antimafia presieduta proprio da Musumeci». E poi Marianna Caronia (Forza Italia), indagata nell’inchiesta sul “sistema Trapani”, che «secondo l’accusa, avrebbe incassato liquidazioni gonfiate», Santi Formica (Forza Italia), «braccio destro di Musumeci», « al centro di una vicenda giudiziaria per i fondi extrabudget assegnati ad alcuni enti di formazione professionale, «condannato al risarcimento di 378mila euro per danno erariale». Cateno De Luca (Udc) imputato per “il sacco di Fiumedinisi”. «Secondo i pm, quand’era sindaco avrebbe fatto costruire un albergo, con annesso centro benessere, 16 villette modificando le carte per favorire le imprese a lui vicine».
E poi Giuseppe Gennuso (Autonomisti e popolari) «indagato per truffa aggravata, adulterazione delle acque e frode nell’esercizio del commercio». Roberto Clemente (Autonomisti e popolari) condannato in primo grado per corruzione elettorale a 6 mesi di carcere e 600 euro di multa. «Alle Regionali 2012, per ottenere i voti raccolti da un presunto mafioso, avrebbe promesso – dice Cancelleri – di dimettersi da consigliere comunale per favorire un altro candidato. È stato eletto all’Ars, ma non ha mantenuto la promessa». Giuseppe Federico (Forza Italia) rinviato a giudizio per falsa testimonianza, ha scelto il rito abbreviato. «Per l’accusa avrebbe fornito un falso alibi a un suo ex collega carabiniere, a sua volta sospettato di una rapina». Pippo Sorbello (Udc) «a processo per voto di scambio per le campagne elettorali per il comune di Melilli e per le regionali 2008». Francesco Salone (Autonomisti e popolari), indagato per truffa ai danni del Comune di Trapani, Gaetano Cani (Udc), rinviato a giudizio per estorsione ai docenti di un istituto paritario. Roberto Corona (Autonomisti e popolari) «condannato in primo grado a tre anni dal tribunale di Roma per lo scandalo delle fideiussioni facili dell’Ascom Finance» e Santino Catalano (Autonomisti e popolari), che «da deputato regionale ha patteggiato nel 2012 un anno e 11 mesi per aver costruito un fabbricato di due piani in una zona sottoposta a vincolo ambientale».
Cancelleri dedica infine un capitolo al tema «Le colpe dei padri non ricadono sui figli, ma i voti sì». E cita altri casi. Luigi Genovese (Forza Italia), figlio di Francantornio, condannato a 11 anni in primo grado per le truffe nella formazione. Cancelleri tira in ballo anche una fedelissima di Musumeci, Giusy Savarino (candidata con #DiventeràBellissima), perché «suo padre Armando, da ex direttore dell’azienda sanitaria agrigentina», fu «condannato dalla corte d’appello nel 2014 con l’accusa di tentato abuso di ufficio: avrebbe promesso ai soggetti che a lui si rivolgevano la formazione di una graduatoria a loro favore in cambio di voti per l’elezione della figlia». Riccardo Pellegrino (Forza Italia), consigliere comunale a Catania. «Il suo nome finì nella relazione della’Antimafia di Musumeci. Suo fratello Gaetano, arrestato nel 2014, è ritenuto dagli inquirenti vicino al clan dei “Carcagnusi». E infine Mario Caputo (Noi con Salvini): «Fratello di Salvino, deputato decaduto dall’Ars per una condanna per tentato abuso d’ufficio: cercò di far cancellare multe a politici ed eminenze religiose. In passato processato per una falsa testimonianza al processo Cuffaro ed è stato assolto per il principio di “non punibilità”: aveva mentito, ma per salvarsi da un’eventuale accusa di favoreggiamento. Il fratello, per togliere ogni dubbio, ha aggiunto la dicitura “detto Salvino”».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA