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Catania, addio a un brutto 2019 ma si lavora per salvare il club

Di Giovanni Tomasello |

Catania – Qualcuno in alto loco ha già cantato il “De profundis” al Catania anticipando che se il 2019 per il club rossazzurro si chiude come l’anno di una “morte annunciata”, il 2020 sarà evidentemente quello della fine definitiva. Qualche altro “addetto ai lavori” sui social va pure oltre rimproverando la stampa locale di aver “nascosto” le gravi difficoltà finanziarie della società rossazzurra che “sta – dicono i colleghi del Nord evidentemente più “informati” – per fallire da un momento all’altro” e proprio il 7 gennaio si potrebbe aprire l’iter al fallimento. Un disastro totale, ma la fortuna di un giornalista è che quando si scrive, nessuno può riuscire a cancellare le parole, neanche l’oblio del tempo e poi basta leggere gli articoli anche più recenti per far arrossire di vergogna chi dice che non è stata detta la verità sul Catania. Sono giorni che quotidianamente informiamo i lettori di quello che sta accadendo ma di sicuro non possiamo anticipare le sentenze del Tribunale.

CATANIA ANTIPATICO A MOLTI. È stato sempre così e l’età consente al cronista di confermarlo. Noi però non dimentichiamo proprio niente e ricordiamo anche quei periodi cruciali in cui si è tentato di spingere il Catania nel baratro ed è quello che fa più rabbia. Partendo dal presupposto che fino a questo momento la società rossazzurra ha rispettato tutte le scadenze economiche pagando regolarmente gli stipendi ai giocatori, non abbiamo mai risparmiato critiche e accuse a chi gestisce un Catania che si trova un bivio proprio a cavallo tra i due anni ma c’è ancora qualche possibilità di salvarlo. Che il 2019 sia stato un anno deludente lo sappiamo e in fondo conosciamo pure i motivi. Quell’aria cattiva che si è sempre respirata negli spogliatoi dove neanche il maestoso e vulcanico amministratore delegato Pietro Lo Monaco è riuscito a imporsi, distratto probabilmente dai problemi di natura societaria, ci ha sempre fatto temere il peggio. Abbiamo pure il sospetto che il contenuto dei messaggi inviati ad alcuni giocatori, sia stato pure interpretato male. I vertici del club hanno solo rivolto un preciso invito ad alcuni tesserati che hanno percepito negli anni cifre stratosferiche per la Serie C. Ma il Catania non è ancora morto…e la svolta potrebbe arrivare proprio nei primi giorni di gennaio, probabilmente tra venerdì e sabato.

UN ANNO DIFFICILE E TRAVAGLIATO. Il Catania nel 2019 si è ritrovato in Serie C nonostante l’illusione estiva quando era stato riammesso in Serie B prima di subire l’ennesimo torto. Una violazione vera e propria dello Statuto. Oggi se il Catania avesse la lasciato la C, la storia sarebbe ben diversa, ma il Palazzo come sempre ci ha messo lo zampino e questo lo hanno confermato a suo tempo esponenti autorevoli. Il Catania è ripartito dalla Lega Pro in netto ritardo con la preparazione e, sotto la guida di Andrea Sottil, la squadra sulla carta competitiva ha cominciato ad accusare troppe battute d’arresto. E poi le liti all’interno dello spogliatoio hanno reso tutto più complicato. Con l’arrivo dell’attaccante Marotta sembrava però che si fosse risolto il problema del bomber, ma l’ex Siena ha fatto sorprendentemente cilecca riuscendo raramente a dare il meglio di se. Guarda caso si sta riscattando a Vicenza quest’anno. Brillante in avvio, il Catania si è bloccato tutto d’un tratto in un 2019 nefasto, a partire da febbraio la squadra è andata incontro a pause frequenti e inspiegabili, entrando in una galleria oscura.

Inevitabile il cambio dell’allenatore: via Andrea Sottil, rigido e puntiglioso ma poco gradito a tanti giocatori, arriva Walter Novellino, nome blasonato ma idee confuse e annebbiate, discorsi contraddittori e dopo le due vittorie iniziali contro Catanzaro e Juve Stabia, che portano il Catania al secondo posto a quattro punti dalla vetta, si torna a indietreggiare in classifica. Sfumato il primo posto e la promozione diretta in serie B, il Catania gioca i play off, con la società che decide di esonerare pure Novellino e richiamare Sottil. A essere sinceri non abbiamo compreso l’utilità: i soliti misteri del calcio. Il Catania è quarto in classifica , salta il primo turno dei play off, al secondo batte la Reggina per 4-1, ai quarti di finale supera il Potenza al termine di due combattute sfide, in semifinale incontra il Trapani ed è eliminato dopo due pareggi per il miglior piazzamento dei rivali. In fondo un’altra impresa sfiorata ma i guai maggiori devono ancora arrivare. Il Catania chiude con l’ennesima amarezza proprio nell’anno della promozione dei granata ed è ancora difficile spiegare perché una squadre sulla carta di notevole caratura tecnica, abbia fallito. Forse è stato il rendimento di qualche singolo elemento e la poca serenità all’interno dello spogliatoio, a condizionare in negativo un’altra stagione.

Si va al presente: promettente nelle prime partite, poi il crollo, la frattura tra il nuovo tecnico Camplone con alcuni senatori, la chiamata bis il 22 ottobre di Cristiano Lucarelli sperando che finalmente il sogno delle B non sfumi e la qualificazione alle semifinali della Coppa Italia di C rappresenta un’altra speranza. A proposito del tecnico livornese è stato categorico fin dal suo arrivo e ha detto verbalmente quel che poi è stato scritto via whats app o sms ai giocatori: chi non s’impegna verrà ceduto, non ci saranno regali per nessuno. Interviene il patron Pulvirenti che cerca in tutti i modi di rendere l’ambiente unito, Lo Monaco rassegna le dimissioni da amministratore delegato dopo uno scontro aperto con alcuni tifosi che lo accusano di aver fallito. «Resto – dirà in una conferenza stampa dai toni animati e polemici – fino a quando ci sarà bisogno, ma non farò alcun passo indietro. Con Catania ho chiuso».

Alla base della decisione del dirigente di Torre Annunziata c’è pure l’aggressione di cui è rimasto vittima il 27 novembre scorso sul traghetto Messina-Catania durante una trasferta di Coppa Italia. L’aggressore è stato arrestato due giorni dopo ma l’episodio di violenza ha segnato profondamente l’attuale amministratore delegato dimissionario del Catania. Un anno come si vede di delusioni, rabbia, amarezze e incomprensioni tanto da convincere il patron del club, Antonino Pulvirenti, a vendere il club e lo stessa megastruttura di Torre del Grifo. Una sola offerta arrivata ma senza le dovute garanzie: è quella di Raffaello Follieri, imprenditore foggiano che in passato ha tentato di rilevare altri club tra cui lo stesso Palermo. I legali del Catania sono ancora in attesa che fornisca l’evidenza dei fondi tramite un primario istituto bancario italiano. In città si parla pure di due imprenditori del Centro Italia che sarebbero assistiti nell’operazione da un gruppo di commercialisti catanesi. Si facciano avanti. Ci sembra di aver raccontato proprio tutto quel che sappiamo su quella che speriamo non diventi una telenovela. C’è al momento una sola certezza: il Catania completerà il campionato. Con o senza Pulvirenti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA