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Lo chef siciliano che apre ristoranti in Cina: da Calatabiano a Shanghai la storia di Sante Torre

Di Redazione |

«Ero stan­co del la­vo­ro sta­gio­na­le nei ri­sto­ran­ti di Taor­mi­na, così tre anni fa ho det­to a mia ma­dre “Vado in Cina e non tor­no più”. Ades­so av­vio ri­sto­ran­ti per con­to dei mi­liar­da­ri ci­ne­si». San­te Tor­re ha 39 anni ed è ori­gi­na­rio di Ca­la­ta­bia­no, in pro­vin­cia di Ca­ta­nia. Di­plo­ma­to come Geo­me­tra, da ven­ti anni la­vo­ra nel cam­po del­la ri­sto­ra­zio­ne. Nel 2104, in pie­na cri­si del mer­ca­to del la­vo­ro ita­lia­no, ha de­ci­so di vo­la­re nel Pae­se del Dra­go­ne per apri­re un suo ri­sto­ran­te: non im­ma­gi­na­va che la sua vita avreb­be avu­to una svol­ta de­ci­si­va. «Dal­l’I­ta­lia sia­mo par­ti­ti in due – rac­con­ta – chia­ma­ti per la­vo­ra­re come cuo­chi in un ri­sto­ran­te che ai tem­pi era an­co­ra in fase di aper­tu­ra. L’al­tro ra­gaz­zo è an­da­to via pri­ma del­l’i­nau­gu­ra­zio­ne, io in­ve­ce sono ri­ma­sto e ho crea­to il menu se­con­do la no­stra tra­di­zio­ne, an­che se poco a poco ab­bia­mo do­vu­to mo­di­fi­car­lo per­ché non in­con­tra­va i gu­sti dei clien­ti».  Por­ta­re nuo­vi sa­po­ri nel­la mil­le­na­ria tra­di­zio­ne cu­li­na­ria ci­ne­se, ric­ca di spe­zie e po­ve­ra di sale non è sta­to fa­ci­le: «Ho do­vu­to al­lun­ga­re i tem­pi di cot­tu­ra del­la pa­sta per pre­sen­tar­la qua­si scot­ta e ag­giun­ge­re sa­po­ri for­ti a un sem­pli­ce piat­to di spa­ghet­ti alle von­go­le».

La ver­sa­ti­li­tà del­lo chef si­ci­lia­no non è pas­sa­ta inos­ser­va­ta e ben pre­sto San­te è sta­to chia­ma­to come con­su­len­te per l’a­per­tu­ra di un se­con­do ri­sto­ran­te. Oggi, ad al­cu­ni anni di di­stan­za, è con­si­de­ra­to il pun­to di ri­fe­ri­men­to per i mi­liar­da­ri asia­ti­ci che vo­glio­no in­ve­sti­re nel­la ri­sto­ra­zio­ne ita­lia­na. «Ades­so mi tro­vo a Tong Ling – con­ti­nua – la più pic­co­la cit­ta­di­na del­la Cina con “solo” un mi­lio­ne e 800 mila abi­tan­ti. Qui sto av­vian­do il mio quar­to ri­sto­ran­te nel quar­tie­re “Ita­way”; come ac­ca­du­to in pas­sa­to sarà il pri­mo lo­ca­le ita­lia­no del­la cit­tà». Nel­l’i­dea­zio­ne del­l’at­ti­vi­tà gli im­pren­di­to­ri ci­ne­si la­scia­no a San­te car­ta bian­ca. «Non solo scel­go il menù ma an­che gli ar­re­da­men­ti, le sto­vi­glie e lo sti­le, in col­la­bo­ra­zio­ne con il team di ar­chi­tet­ti che ho a mia di­spo­si­zio­ne. In que­sti anni ho an­che co­strui­to set­te for­ni per piz­za e il mio obiet­ti­vo è apri­re uno show-room per espo­si­zio­ne e ven­di­ta».

I cor­si di for­ma­zio­ne sono un’al­tra sfac­cet­ta­tu­ra de­gli im­pe­gni di San­te: «Ho il mio staff, che mi se­gue nel­l’a­per­tu­ra dei nuo­vi ri­sto­ran­ti. Un ra­gaz­zo in par­ti­co­la­re, Song, è con me dal­l’i­ni­zio ed è il mio pri­mo chef: in­sie­me for­mia­mo il per­so­na­le di cu­ci­na e sala». Du­ran­te le sue le­zio­ni il “Joe Ba­stia­ni­ch si­ci­lia­no” non si li­mi­ta a spie­ga­re la pre­pa­ra­zio­ne dei piat­ti del­la tra­di­zio­ne ita­lia­na, ma ne rac­con­ta an­che la sto­ria. «Alle le­zio­ni – con­ti­nua – coin­vol­go an­che il per­so­na­le di sala, in modo che pos­sa spie­ga­re al me­glio i piat­ti ai clien­ti». E la no­stal­gia di casa? «Tor­no in Si­ci­lia solo in va­can­za due o tre vol­te l’an­no. In Ita­lia mi sen­to stret­to e so che il mio po­sto è al­tro­ve. Qui in Cina sono pri­vi­le­gia­to e mi ba­sta ve­de­re la ban­die­ra ita­lia­na nel quar­tie­re dove la­vo­ro per sen­tir­mi or­go­glio­so di ciò che sono».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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