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Dicono addio al posto fisso e sfondano sul web con l’e-commerce: l’idea geniale di 4 siciliani

Di Maria Ausilia Boemi |

In principio fu l’idea: nel 2013 ha folgorato due sposini siracusani, Salvatore Cobuzio (architetto mancato) e Simona Canto (biologa e impiegata), inducendoli, al rientro dal viaggio di nozze, ad abbandonare i rispettivi posti fissi ben retribuiti a Roma e, tra lo sconcerto delle famiglie, a tornare in Sicilia per realizzare il loro progetto imprenditoriale con un’amica altrettanto “folle”, l’architetta aretusea Laura Bevelacqua, alla quale si è poi aggiunta un’altra founder, Tiziana Mendolia, geometra di Messina. Se geniale fu l’idea che ha permesso ai 4 founders di occupare una nicchia di mercato fino a quel momento vergine, galeotto fu invece il matrimonio: l’esperienza dell’organizzazione delle loro nozze è stata infatti la molla che ha suscitato in Salvatore Cobuzio e Simona Canto l’idea – dimostratasi nel tempo vincente – di creare un sito di e-commerce che offrisse ai promessi sposi e ai fornitori e operatori del settore (wedding planner, fotografi, location) in tutto il mondo il materiale per organizzare nozze uniche. E oggi, a poco più di 5 anni di distanza dalla fondazione dell’impresa (sorta nel 2013, operativa dal 2014), cresciuta tra il salotto e il garage della casa della famiglia d’origine di Salvatore Cobuzio con un capitale iniziale di circa 40mila euro, Martha’s Cottage è il più importante e-commerce in Europa dedicato al matrimonio, con un fatturato di 1,5 milioni di euro (che quest’anno il Ceo conta di triplicare e di cui circa il 20% è realizzato all’estero, tra Francia in primis, Spagna e Germania), una ventina di dipendenti (in continua crescita), un catalogo di 1.500 prodotti (tra allestimenti, bomboniere, confetti) che sono stati utilizzati nella celebrazione, per il solo 2017, di oltre 18.000 matrimoni in Italia e in Europa (con una crescita dell’86% rispetto all’anno precedente) e una quota di mercato di oltre il 20% in Italia nella vendita di accessori e oggettistica per il matrimonio. E con una location vista mare di oltre 2.000 metri quadrati, di cui la metà dedicati a un magazzino completamente automatizzato.

Un successo che non è passato inosservato: nel 2017 Martha’s Cottage ha vinto il premio assoluto Netcomm E- Commerce Award come migliore e-commerce italiano e lo European Entrepreneurial Award al Global E-Commerce Summit 2017 di Barcellona per avere dato vita ad uno dei più innovativi progetti di e-commerce in Europa. Nel maggio 2018, alla settima edizione del Netcomm e-Commerce Award, si è aggiudicata il premio “Start up e nuove promesse” per avere intercettato il cambiamento del mercato da tradizionale a digitale ed essere riuscita a coinvolgere il pubblico più giovane. Inoltre, a dicembre 2018, Google ha pubblicato la storia di Martha’s Cottage come il migliore esempio di successo italiana per quanto riguarda l’internazionalizzazione, cioè come l’azienda italiana con il più alto potenziale in assoluto di espansione all’estero.

In principio, quindi, fu l’idea dell’oggi 40enne Ceo Salvatore Cobuzio, architetto mancato dalle mille esperienze: lasciata l’università a poche materie dalla laurea, dopo un master in Marketing e comunicazione d’impresa a Roma e una lunga esperienza come autore televisivo, nel 2009 mette a frutto la propria competenza e capacità nel campo del Web Marketing per diverse aziende (tra cui Zoomarine, Sammontana, Fazi Editore, Business International). Nel 2010, per il suo romanzo “Il Testamento di Salvatore Siciliano”, crea la più grande campagna di viral marketing italiana mai effettuata per un libro. Insomma, Cobuzio non c’entrava nulla con l’architettura, ma da sempre aveva il pallino dell’imprenditoria e del web. «Quando io e mia moglie – racconta il Ceo – stavamo per sposarci, eravamo in cerca di qualcosa di originale. Nei negozi, però, tutti vendevano le stesse cose e abbiamo notato che questo settore il web non lo conosceva proprio. Durante il viaggio di nozze, abbiamo capito che eravamo i primi ad avere intercettato questo cambiamento del business da applicare a un settore molto tradizionale e abbiamo colto la palla al balzo di portare online questo mercato di nicchia». Coraggio dell’incoscienza (abbandono del posto fisso), ma l’imprenditore deve essere un sognatore, un visionario: «Noi vendiamo prodotti e accessori per matrimonio sia all’utente finale sia al cliente business che da noi trovano tutto ciò che serve per personalizzare un matrimonio. Abbiamo prodotti originali e difficilmente reperibili, riusciamo a unire i gusti e le tendenze di tutto il mondo, col vantaggio del web che significa avere una gran quantità di prodotti a un prezzo molto basso». Sono più di 5.000 i prodotti acquistabili con un risparmio che può arrivare, per l’utente, a più del 60% rispetto al commercio offline. «Abbiamo aziende da cui ci riforniamo»: per il food (dai confetti alle marmellate e alle confetture: oggi come bomboniera va molto la specialità gourmet) solo aziende siciliane e italiane, per l’oggettistica aziende estere europee.

Insomma, in principio fu l’idea: «È un settore molto di nicchia, perché la gente non ha ancora capito che i millennials comprano ormai solo online, non nei negozi fisici, motivo per cui ogni anno chiudono 300-400 negozi di bomboniere in Italia». Un’idea geniale iniziale, certo, ma poi anche tanti sacrifici: «Quello più grosso è stato che nei primi anni non ci siamo dati uno stipendio, piuttosto preferivamo assumevamo una persona. Eravamo concentrati più sulla crescita che sul guadagno a breve termine». E sono una ventina le persone assunte a tempo indeterminato, alle quali si aggiungono gli stagionali nei periodi di “alta stagione nuziale”. Ma il paradosso, in un’Isola affamata di lavoro, è «la difficoltà a trovare competenze: così abbiamo collaboratori a partita Iva sparsi per l’Europa, tra Milano, Torino e Dublino. Mancano tutte le competenze digitali (io non cerco lo smanettone, ma il senior che sappia gestire tutti nostri social), ma banalmente è difficilissimo trovare persino il fotografo che sappia immortalare i prodotti dell’e-commerce. I siciliani in gamba se ne sono andati tutti e noi stiamo provando a farli tornare. Un siciliano che vive fuori è infatti disposto a tornare a casa, anche con uno stipendio un po’ più basso, perché qui i costi sono inferiori e, lavorando in una azienda smart, ha più possibilità di esprimersi piuttosto che nella grossa azienda dove lo stipendio è sì più alto, ma la città è orribile e soprattutto si lavora con meno spazio di manovra». Già alcuni sono tornati – «e me ne vanto», sottolinea giustamente Cobuzio -, altri il Ceo di Martha’s Cottage conta di farne rientrare quest’anno. Non solo: Cobuzio progetta anche di rendere la sua sede un luogo di eventi – che cominceranno a marzo – «in cui, a titolo gratuito per tutti, porteremo testimonianze di successo imprenditoriale in Sicilia, ma faremo anche corsi per preparare le nuove leve, mettendo poi in contatto aziende e lavoratori preparati».

Altro che centri per l’impiego: «In Sicilia ci sono infatti tantissime aziende con potenziali enormi online che però non trovano le persone che possano supportarli sul web. Da marzo, allora, inizieremo a fare prima una serie di eventi sul territorio, per fare capire che si può fare impresa digitale in Sicilia, poi formazione gratuita utilizzando professionisti da Fb a Google. Formiamo i ragazzi, dimostriamo alle aziende che si può fare, facciamo incontrare i ragazzi preparati e le aziende e facciamo in modo che questo “matrimonio” funzioni». Tutto da soli, senza coinvolgere istituzioni, e tutto gratuitamente: «Le istituzioni non capiscono che noi non lo facciamo per soldi e il fatto che non vogliamo niente in cambio a loro suona strano». In realtà, «il concetto è che si può fare impresa dalla Sicilia, vogliamo fare capire che non si possono più trovare scuse, come generalmente fa il siciliano. Se hai l’idea buona, puoi realizzarla anche a Siracusa, in Sicilia».

Idea e sacrifici, dunque, ma poi serve anche il capitale: «Oggi è più facile rispetto al passato trovare finanziamenti. Abbiamo appena chiuso un crowdfunding col quale abbiamo raccolto mezzo milione di euro. Le banche? No, non sono all’altezza, non capiscono quello che facciamo, soprattutto qua al Sud. Per fare un esempio, noi abbiamo il conto aperto in una filiale a Torino perché lo stesso gruppo qui a Siracusa non capiva ciò che facevamo». Difficoltà alle quali si aggiungono quelle classiche burocratiche, anche «semplicemente per cambiare visura camerale o per l’aggiornamento. Ma ora quella maggiore resta la carenza di competenze: non c’è contaminazione nel territorio, noi sembriamo degli alieni, ci muoviamo a una velocità completamente diversa rispetto a un contesto fermo».

L’intero team di Martha’s Cottage

Difficoltà alle quali fanno da contraltare grandi soddisfazioni: «Anzitutto quella di avere creato un’azienda leader in Europa. E l’averla creata al Sud secondo me vale doppio. Abbiamo poi una ventina di dipendenti, con un’età media intorno ai 23 anni, pieni di entusiasmo, abituati a un approccio completamente diverso al lavoro: non timbrano cartellino, non hanno orari, hanno una palestra e la mensa in azienda. Quindi, le soddisfazioni sono quelle di avere creato qualcosa che non esisteva prima: fatte le dovute proporzioni, siamo un po’ come quando Amazon ha iniziato per prima a vendere libri online». L’unico rimpianto del posto fisso, con lo stipendio sicuro – ma Cobuzio lo dice sorridendo – viene «quando guardo il mio conto in banca, una volta più pingue. Ero inoltre senza pensieri. Ora guadagno molto di meno, perché comunque ho una visione a lungo termine della mia azienda, però riesco a dare tranquillità a 20 dipendenti in costante aumento: quest’anno ne prenderemo altri 5-6. Stiamo crescendo creando un polo di eccellenza per i giovani». Ai quali non può che ribadire che «ci si deve sbracciare, i soldi facili non esistono, ma oggi, se hai una bella idea e sei disposto a condividerla con le persone giuste, queste possono portarti i capitali per farti crescere. Poi, ovviamente, devi dimostrare di avere ragione, perché altrimenti, nel momento in cui li cerchi nuovamente, non ti dà più nulla nessuno». Lo spazio però c’è, per tutti, nel mercato online: «Il mercato mondiale è talmente grande che c’è spazio per tutti. Poi, ovviamente, ognuno deve essere bravo a differenziarsi: io ho individuato una nicchia di mercato che è tecnicamente quella popolare, c’è magari chi potrebbe puntare a una fascia molto più alta curando i clienti alto-spendenti. Il problema principale è che spesso non si sa a quale target puntare, tutti si vogliono rivolgere a tutti e questo è l’errore più grande».

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