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E la WonderTime “riapre” ai catanesi l’ex fabbrica di scarpe

Di Pinella Leocata |

L’ex industria delle Calzature EGA, in via della Mecca 6, a pochi passi dalle Terme della Rotonda, è uno degli edifici di cui la maggior parte dei catanesi non conosce l’esistenza nonostante sia una struttura di un certo interesse. Proprio per questo “Wondertime” ha voluto inserirlo tra i luoghi da riscoprire grazie al workshop “Low cost design” che si terrà da oggi a sabato, dalle 10 alle 17, per gli studenti del Boggio Lera, a cura di Daniele Pario Perra che poi, sabato 29, alle 18, vi inaugurerà il suo vernissage solo show “Galateo anarchico/Anarchetiquette”.

Un edificio, questo di via della Mecca, del quale è quasi impossibile trovare traccia nei testi relativi all’architettura catanese. Difficile anche risalire alla sua immagine originaria dal momento che ha subìto i pesanti bombardamenti del 1943 quando, in quell’area, fu distrutta anche la chiesa della Cava. Dai racconti tramandati dagli abitanti della zona, sembra che all’inizio l’edificio ospitasse una tipografia e poi un’industria di calzature con impianti particolarmente moderni che riproponevano le nuove tecnologie sperimentate negli Usa.

A intraprendere nella zona questo tipo di attività furono i 5 fratelli Gravagna, in particolare Gaetano e Pietro, che, negli anni Trenta, fondarono una società con il marchio “Gravan” e aprirono quattro punti vendita delle scarpe che vi producevano, uno in ognuna delle città di Catania, Palermo, Messina e Roma.

La qualità della loro produzione era tale da meritarle il primo premio in Francia, a Parigi, per la lavorazione della pelle di lucertola. Poi il fallimento e il cambio di gestione.

L’edificio che vediamo oggi in via della Mecca – dalle notizie tratte dalla tesi di laurea del 2011 dell’architetto Gianmarco Rapisarda – è quello ricostruito dopo i bombardamenti del 1943 secondo il progetto dell’ing. Ugo Faro e di Giovanni Aiello, artista che si era formato come scalpellino e decoratore e poi divenuto costruttore, cui si devono molti progetti firmati da altri dal momento che, antifascista, “non volle avvantaggiarsi dell’opportunità data dal Regime di ottenere il riconoscimento ufficiale della professione di costruttore di fatto”.

L’edificio fu ricostruito – su commissione della Società anonima industria e civiltà di Catania -nel 1949, arretrando la facciata principale di 9 metri e aggiungendo un’apertura per ogni piano, in uno stile che richiama quello Deco e Razionale di epoca fascista, ancora utilizzato nel dopoguerra. Uno stile, come spiega l’arch. Rapisarda, caratterizzato da masse e piani essenziali in cui lo spazio è nettamente definito e dove «la luce e l’ombra si stagliano nette per esaltare il contrasto delle varie parti tra loro e con la superficie».

Sul frontespizio campeggia la scritta EGA che riprende le iniziali dei nomi dei tre soci del nuovo calzaturificio: Guglielmino, Pappalardo, Franceschini.

Si tratta di una struttura di 850 metri quadrati che si articola su tre livelli – un piano terra, un primo piano e un ammezzato – con copertura a spiovente e i muri perimetrali realizzati in ciottoli, pietrame e laterizi intonacati. Gli spazi interni furono ampliati per ospitare i macchinari per la fabbricazione e l’assemblaggio delle scarpe. L’interno risente dei numerosi usi che ne sono stati fatti successivamente di cui restano traccia nelle tamponature interne in cartongesso e mattoni pieni intonacati e nei controsoffitti in pannelli di truciolato.

«Tra gli il 1957 e i primi anni Sessanta – scrive l’arch. Gianmarco Rapisarda – i salesiani utilizzarono il piano terra dell’edificio per celebrare messe e il piano terra come palestra di judo».

Poi fu utilizzato come succursale del liceo Spedalieri ospitandone le classi ginnasiali e, in seguito, come succursale del liceo Boggio Lera. Adesso si apre a nuovi, possibili, usi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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