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Catania, in coda per il business delle scarpe da collezione

Di Filippo Romeo |

Perché ieri a Catania è successo tutt’altro, anche rispetto a quanto rimbalzato subito sui social: tutta quella folla era lì per fare business puro, approfittando dell’insana passione – quella sì – di giovani di mezzo mondo, dal Giappone all’Inghilterra per dire, disposti ad acquistare on line, con rincari anche di oltre il 100%, queste scarpe sportive “a tiratura limitata”, Adidas firmate dal rapper Kayne West, noto anche per essere il compagno di Kim Kardashian, altro nome che va forte nel mondo del gossip.

Un mercato parallelo, con l’ambitissimo articolo che subito dopo l’acquisto viene rivenduto al doppio del prezzo base, magari direttamente sul marciapiedi antistante il negozio a veri e propri “grossisti” che poi, a loro volta, maggiorando ancora il prezzo, piazzano le scarpe su Internet, con pagamenti attraverso Paypal, a collezionisti sparsi nel mondo. Il business funziona proprio così: nasce sui social network dove alla fine si concludono gli accordi di compravendita; le scarpe, nella maggior parte dei casi, passano di mano in mano in poco tempo e a volte il primo scambio, come detto avviene, contanti alla mano, già direttamente a pochi metri dal negozio; quindi scatta una sorta di “asta” sul web.

Per questo ieri in molti hanno fatto una levataccia per provare ad assicurarsi – dopo aver preso un bigliettino con il numero da sorteggiare – un paio (uno solo a testa per evitare l’effetto bagarino) di queste calzature sportive.

E in coda ieri c’era uno spaccato della nostra società, ben altro rispetto a giovani danarosi, come invece in tanti hanno pensato transitando ieri su corso Italia e come in molti hanno poi commentato su Fb, postando foto e critiche. In coda, speranzosi di entrare nel business (non tutti coloro che prendono il bigliettino riescono poi ad accapararsi le scarpe griffate), c’erano soprattutto giovani che volevano arrotondare stipendi precari e incerti («Ecco come siamo ridotti, Renzi dove sei?», urlava uno, spazientito dall’attesa), adulti che ambivano a fare altrettanto, intere famiglie lì per moltiplicare il business, extracomunitari assoldati per l’occasione, a 10 euro, e posizionati in maniera strategica così da prendere più bigliettini e avere più possibilità di acquisto/vendita.

La trovata pare abbia funzionato e lo stock di scarpe è stato subito esaurito. Contento il negoziante “in” che in una mattinata ha venduto tutto quanto ordinato, contenti i giovani che hanno arrotondato o lo faranno a breve il loro mensile, contenti i genitori che sentono un po’ meno il fiato sul collo dei figli, contenti i collezionisti di mezzo mondo che adesso aspettano il corriere col prezioso carico, partito da una qualsiasi casa di Catania per finire chissà dove, chissà in quale scarpiera a cinque stelle.

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