Catania
«Fontanarossa vale un miliardo e deve essere venduto entro due anni»
È una decisione conclamata?
«Lo è a tal punto che l’ho detto alla recente assemblea della Sac. È arrivato il momento in cui bisogna decidere la vendita. Naturalmente ci sarà un bando internazionale e già qualcuno mi ha chiesto notizie».
E lei a questo qualcuno cos’ha risposto?
«Ho risposto dicendo che l’offerta giusta per Fontanarossa sarebbe di un miliardo di euro».
E il suo interlocutore come ha reagito? Si è ammutolito?
«Al contrario, mi ha chiesto subito di fissare un incontro, si vede che la richiesta non l’ha spaventato per niente. Del resto, se l’aeroporto di Nizza è stato venduto (al gruppo Benetton, ndr) per quasi due miliardi, Fontanarossa che ha circa la metà dei passeggeri di Nizza e ha grandi prospettive di crescita con l’acquisizione dei terreni dell’ex Demanio e dell’Aeronautica militare non può essere venduta per meno di un miliardo. Che poi in sostanza sarebbero 700 milioni circa perché un terzo deve restare in mano agli enti pubblici del territorio per un controllo sulla gestione. Quindi il bando può vincerlo chi offre di più e chi ha una adeguata competenza del settore».
Anni addietro una perizia richiesta dalla Sac, quando amministratore delegato era Gaetano Mancini, valutò il valore della gestione dell’aeroporto catanese 450 milioni.
«Non dimentichiamo che il valore degli aeroporti in questa fase è schizzato alle stelle e che il traffico passeggeri è notevolmente aumentato e continuerà ad aumentare. Ovviamente, quando si venderà Fontanarossa, si venderà contestualmente anche l’aeroporto di Comiso che con il tempo acquisterà maggior valore».
Probabilmente la vendita della gestione di Fontanarossa non è tra le priorità dell’amministratore delegato Nico Torrisi.
«Ma io mi fido di lui per tre motivi: primo perché ci sa fare, secondo perché vuole scendere in politica e non può bruciarsi con la Sac e terzo perché non ha bisogno di soldi».
Come si possono utilizzare i nuovi terreni acquisiti di circa 8 ettari?
«A suo tempo bisogna dare atto che fu Renato Serrano a spingere per questa acquisizione. Bisognerà trovare il posto per creare i nuovi uffici della Sac messi tutti insieme, perché attualmente gli operatori debbono correre da una parte e dall’altra. Poi all’interno dell’aerostazione manca un necessario affaccio diretto sulla pista dove si possano gestire eventuali emergenze. Inoltre in prospettiva ci potrebbe essere un grande albergo internazionale adeguato a un aeroporto di grande transito che alla fine di quest’anno dovrebbe toccare i dieci milioni di passeggeri».
Non sono troppi per la capienza infrastrutturale di Fontanarossa?
«In effetti c’è il rischio di un eccessivo affollamento. La “Norma”, partita male come zona espositiva, dovrebbe poter ospitare entro giugno come terminal B 350 mila passeggeri delle compagnie low cost. Per la ristrutturazione della vecchia aerostazione Morandi, che sarà il terminal C, ci vorrà più tempo. Insomma c’è una crisi di crescita».
Poi divaghiamo in politica, Agen non è tipo che si faccia pregare. Il presidente Musumeci? «Corretto e onestissimo, io gli darei il portafogli e il mio libretto di assegni, ma finanziariamente trova una Regione in dissesto, può solo rattoppare. Forse sarebbe stato meglio toccare il fondo per poi risalire. Per fortuna ha assessori del calibro di Lagalla e di Armao, persino troppo bravo. Razza? È come dire Musumeci».
Poi parliamo di bottega, cioè delle Camere di commercio. C’è l’impressione che ci sia uno stallo nell’azione propulsiva delle tre Camere di commercio. Da quanto tempo sono partite?
«Da tre mesi e mezzo sulla carta, in realtà da appena due mesi. Nessuno sta perdendo tempo, in questi mesi bisogna far nascere la nuova Camera. Ad esempio: dei tre segretari ne rimane uno, la contabilità diventa una sola, cioè cambia tutto in un momento in cui peraltro c’è un prepensionamento continuo senza poter fare assunzioni e sostituzioni perché abbiamo passività di bilancio. E le abbiamo perché paghiamo le pensioni dei dipendenti, unico caso in Italia: e spendiamo più per le pensioni che per gli stipendi. Le dico solo che l’età media delle tre Camere di commercio è di 59 anni, di questo passo tra dieci anni non ci sarà più nessuno. Con un problema aggiuntivo, e cioè che noi non stiamo formando i trentenni che dovrebbero andare a guidare gli uffici. In questo momento trovare uno che parli inglese o francese è quasi un terno al lotto. Le dirò di più. Io sono alla guida dell’area più fortunata perché Palermo a gennaio non è in grado di pagare gli stipendi, Messina questa situazione l’avrà a giugno, le altre province non si sono ancora riunite ma sono in grosse difficoltà anche loro. Le Camere del Sud-Est stanno meglio. In tutta la Sicilia le Camere di commercio hanno una disponibilità di 110 milioni: 40 e rotti sono di Catania, 16 di Ragusa, 9 di Siracusa. Io a Catania avevo lasciato un risparmio di 23 milioni, il commissario l’ha portato a 40, si vede che ha operato bene. Le altre Camere di commercio piangono. Per fortuna il ministro Calenda ha capito che la riforma Madia era sbagliata in Sicilia e ci ha dato un po’ di respiro».
A Siracusa ci sarebbe una fronda che si è appellata al Tar contro l’adesione, l’annessione, l’incorporazione, o chiamiamola come si vuole.
«C’è una maggioranza che ha vinto e una minoranza che ha perso e chiedeva il distacco: si è rivolta al Tar e ha perso un’altra volta. Prima era una minoranza robusta, ora è una minoranza minima dal momento che Confindustria è passata dalla nostra parte, non c’è problema».
Avrete capito che le Camere di commercio possono sperare in un grande rilancio dopo la vendita dell’aeroporto di Fontanarossa, di cui sono soci. E allora bisognerà aspettare proprio due anni?
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