Notizie Locali


SEZIONI
Catania 17°

Cronaca

Pullara, il “fratello” con vista sull’Ars. Ma lui insiste: «Non sono massone»

Di Mario Barresi |

Lui, già ieri pomeriggio travolto dalle prime indiscrezioni sulle carte, si tirava fuori: «Non ne so nulla, di questa vicenda». E assicurava: «Non sono un massone».

Un “giuramento” alquanto impegnativo, quello di Carmelo Pullara, deputato regionale, considerato che i magistrati della Dda di Palermo scrivono invece che «risulta iscritto nelle liste della loggia massonica “Arnaldo da Brescia” di Licata». Ieri i carabinieri del Ros hanno sequestrato gli elenchi degli iscritti alle logge, anche a Palermo. Ne sapremo di più.

Ciò che invece emerge dall’operazione antimafia “Halycon” (nella quale comunque Pullara non risulta indagato) è la grande fiducia che i boss riponevano nel politico licatese. Vito Lauria è il maestro venerabile della loggia in cui i pm “iscrivono” anche Pullara. e «grazie alla fitta rete di relazioni intessute» dallo stesso Lauria, «l’associazione mafiosa licatese riusciva ad ottenere l’appoggio» di Lutri «altro influente maestro venerabile».

C’è un’intercettazione fra due mafiosi: Giovanni Mugnos e Giovanni Lauria, in cui quest’ultimo confessa di aver chiesto l’interessamento del deputato per un lavoro per il figlio.

Lauria: dice che Carmelo… Carmelo sta cercando di sistemare una cosa … di Vito.

Mugnos: Carmeluuhh.

Lauria: Pullara (ndr: Pullara Carmelo).

Mugnos: Sistemarla come.

Lauria: Che è per renderlaahh… o definitiva o quasi.

Annotano i magistrati: «Ed in effetti, le successive attività svolte permettevano di accertare che Lauria Vito, dipendente a tempo determinato per la società D.m.s. s.r.l. sino al mese di marzo 2017, successivamente alla captazione di detto colloquio, dal mese di agosto dello stesso anno iniziava a lavorare, con contratto a tempo indeterminato, per la Pidiemme Consulting s.r.l. Unipersonale».

Sistemare i figli. Anche per i mafiosi, in tempi di crisi, è un problema. Stavolta sono quelli di Giacomo Casa (altro esponente del clan) e anche stavolta spunta il nome di Pullara. Angelo Graci, ex sindaco di Licata, incontrando Casa gli rivela che si è speso con il deputato regionale. E’ l’ex sindaco a dire: «Carmelo … Pullara che voi … dice che siete in ottimi rapporti… Se lui è … se lui è veramente amico come si vuole dimostrare ora… amico… perché lui deve dimostrare quello che è… se è… veramente… perché lo sa che siete voi».

Molto significativo, per i magistrati, è il modo con cui Casa rivela le «modalità riservate accortamente usate» da Pullara per incontrarlo. «L’altra sera avevamo un appuntamento e lui ha visto l’azione che ho fatto io …me ne sono salito sopra che c’era un mio amico … lui con gli occhi se ne è accorto e poi è venuto fino a sopra … lo ha capito se sono “sperto” o se sono scimunito”… capito? è inutile che io mi faccio vedere dagli amici tuoi».

La voce di Pullara si ascolta in intercettazioni recenti. A maggio e a giugno scorsi i carabinieri del Ros captano due conversazioni tra Angelo Lauria e il deputato. Lauria lo chiama «fratello». Il 21 maggio è Pullara a chiamare Lauria, componente del collegio dei probiviri della Banca Popolare Sant’Angelo di Licata, chiedendogli l’interessamento per un posto rimasto scoperto dopo che il «centralinista cieco» è andato in pensione: «Noi abbiamo un ragazzo che è iscritto nelle liste di disoccupazione… tra l’altro licatese, picciotto per bene… amico nostro…», dice il politico.

Il deputato – circa 10mila voti alle Regionali del 2017, delfino di Roberto Di Mauro, dal quale negli ultimi tempi s’era distaccato, quasi-candidato alle Europee all’epoca dell’accordo, poi sfumato, fra Raffaele Lombardo e Giorgia Meloni – adesso si tira fuori: «Ancora una volta, amaramente, constato di correre il rischio di finire nel tritacarne mediatico, pur non essendo in alcun modo coinvolto in una vicenda di cui non conosco nemmeno i contorni».

E non è la prima volta. Il deputato fu costretto a dimettersi dalla commissione Antimafia dell’Ars dopo che sul suo conto uscirono altre intercettazioni. Angelo Occhipinti, ritenuto il capomafia di Licata, scrissero i magistrati nelle carte di un blitz di un mese fa, confessava di avere goduto «della compiacente disponibilità dell’onorevole Pullara». Definito con questa illuminante frase: «Pullara è buono. Perché è mangiataro vuole mangiare con sette forchette». Ipse dixit.

Twitter: @MarioBarresi

COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Articoli correlati