Politica
Come cambia il centrodestra in Sicilia: Salvini, il filo con Musumeci e Pogliese
CATANIA – Poteva anche non esserci. Eppure c’era. Insieme con tutti i suoi. Magari sarà anche perché Nello Musumeci, per consuetudine consolidata in oltre mezzo secolo di militanza nella destra, non è un habituée del 25 Aprile in piazza con l’Anpi. Diciamo che il governatore non aveva altri impegni. Ma non era nemmeno scontato che ieri fosse a Corleone ad accogliere Matteo Salvini, nella sua festa della Liberazione “alternativa”. E fortemente divisiva.
O di qua o di là. Musumeci ha scelto. «Il presidente era in veste istituzionale, perché c’era il ministro dell’Interno che inaugurava un commissariato a Corleone», precisano dal “pizzo magico” del presidente. E, visto che in politica gli assenti hanno sempre torto, meglio essere presente. In ottima compagnia. Perché, nel parterre della sfilata antimafia di Salvini, c’è lo stato maggiore di DiventeràBellissima: l’assessore Ruggero Razza e il capogruppo all’Ars, Alessandro Aricò, oltre a sindaci e consiglieri del Palermitano. Soltanto fair play istituzionale?
La presenza di Musumeci, ovviamente, si limita alla sola tappa di Corleone. Il saluto, «molto affettuoso», scatta quando Salvini rimette i panni del politico per il tour pomeridiano dei comizi nei comuni al voto. Ma il faccia a faccia Matteo-Nello, al di là dell’etichetta, ha avuto anche un contenuto politico. Uno scambio di battute sui contrasti nel governo gialloverde – con Musumeci che conferma la sua notoria opinione sui grillini e Salvini che, pur sminuendo le ipotesi di crisi di governo prima delle Europee, ammette che «non si potrà continuare così a lungo» – e anche un rapido cenno d’intesa sul futuro. Senza l’ansia da prestazione delle urne imminenti.
Il viceré leghista di Sicilia, Stefano Candiani, ha informato in tempo reale il suo leader sulle evoluzioni del governatore. Dal rifiuto del patto elettorale con Giorgia Meloni ai problemi con una coalizione riottosa sulla quale aleggia lo spettro della questione morale, fino al «debito di riconoscenza che onoreremo al più presto», evocato di recente da Musumeci parlando della Lega, preludio di un assessorato “verde” nell’ormai ineludibile rimpasto post voto.
Il leader di DiventeràBellissima rivendica il ruolo di «garante di un centrodestra “modello Sicilia”, anticipatore di tutte le altre vittorie alle Regionali». E il suo interlocutore, forse pensando alle tante spine del roseto gialloverde, annuisce. Confermando la stima per il governatore, che – al netto di una distanza siderale fra i due personaggi – considera «uno perbene, con cui non si può non parlare».
Ed è per questo che, mentre Candiani si intrattiene in una fitta chiacchierata con Razza, magari sulla tentazione di parte DiventeràBellissima di votare Lega alle Europee, il ministro e il governatore accennano pure a un «parliamone».
Molto più stringente, invece, è l’incontro – un “fuoripista” a margine del comizio di questa mattina a Motta Sant’Anastasia – che il capo della Lega avrà oggi con Salvo Pogliese. Che, avendo già consumato la sua personale festa di “liberazione” (da Gianfranco Miccichè) e ufficializzato l’addio a Forza Italia, per i leghisti è un interlocutore sin da subito. «Con Salvini o con la Meloni», è il ritornello del sindaco di Catania. Che ha già pronto il traghetto per condurre i suoi «dentro un soggetto più grande»: si chiama “MuovitItalia”, movimento di cui socio fondatore è Basilio Catanoso. Se fosse per l’ex parlamentare acese – un po’ per l’odio reciproco con Meloni, un po’ per i contatti avviati con Giancarlo Giorgetti ben prima dello strappo di Pogliese con Forza Italia – la scelta sarebbe una e una sola: la Lega. Ed è per questo che sarà importante cosa si diranno oggi Salvini e Pogliese. Potrebbe già venir fuori un accordo per una “prova d’amore” alle Europee, magari sotto forma di sostegno a un candidato-civetta per poi rimandare a dopo il congresso del Carroccio l’ingresso ufficiale.
Ma la novità, negli ultimi giorni, è che anche Musumeci e Pogliese hanno parlato. Più volte. A lungo. Condividendo posizioni e opinioni, pur nella differenza delle rispettive contingenze politiche. E allora le due strade, se l’ormai ex forzista non avesse fretta di imboccare la sua, potrebbero anche coincidere. Sul tavolo del futuro centrodestra, infatti, un asse fra il movimento del governatore siciliano e quello del sindaco di Catania avrebbe un peso contrattuale maggiore. Persino nei confronti di un Salvini-pigliatutto.
Twitter: @MarioBarresi
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