Notizie Locali


SEZIONI
Catania 20°

Ragusa

Giusy Pepi, 36 giorni di mistero e adesso la ribalta televisiva

Di Giuseppe La Lota |

Vittoria (Ragusa) – Giusy Pepi è tornata. Ha rivisto i 5 figli e il fratello Gianni mercoledì pomeriggio in Questura, ha risposto alle domande degli inquirenti e adesso si trova in un centro assistita da personale specializzato a trattare casi del genere. Un abbraccio con i figli misto a lacrime di gioia e di dolore, quello che viene descritto da chi ha assistito all’incontro dopo 36 giorni di separazione avvenuto nella questura di Ragusa mercoledì pomeriggio. Il faccia fra i congiunti è cominciato poco dopo le 17 ed è terminato alle 19,10. Davide Avola è stato tenuto a distanza dalla moglie Giusy. In questa prima fase non c’è confronto.

In attesa che si faccia luce sui veri motivi che hanno indotto la donna a lasciare il marito Davide Avola e i 5 figli, di cui 4 minorenni, il processo mediatico va avanti alla media di due “udienze” televisive al giorno. Davide Avola si presta alle interviste e finisce stritolato dal sospetto di “marito violento” nel momento in cui emerge che una volta in 20 anni di matrimonio, come ha dichiarato la stessa moglie agli inquirenti, l’uomo le diede uno schiaffo perché la trovò impegnata in una video chat compromettente con un soggetto per nulla raccomandabile. La moglie ha dichiarato di non volere querelare il marito per l’episodio avvenuto diversi anni fa. Per il resto tutti, compresi i figli, il fratello di Giusy e la cognata Maria Brancato, smentiscono altri episodi di violenza e di lividi procurati sul corpo della moglie da Davide.

Detto questo, i tanti misteri sul “giallo” Pepi-Avola che ha portato ancora una volta la città di Vittoria alla ribalta nazionale in maniera negativa sotto l’aspetto sociale, restano tutti in piedi e dovranno essere chiariti dalle vere indagini che il sostituto procuratore Giulia Bisello sta coordinando. Ieri per Davide è stato un altro giorno di ribalta televisiva, cominciata alle 10 con le storie italiane raccontate da Uno Mattina e poi di pomeriggio di nuovo nel salotto di Barbara D’Urso.

L’avvocato difensore della famiglia Avola, Anastasia Licitra, predica prudenza al suo assistito, che conosce da più di 10 e non considera un soggetto violento. Finora ha assistito entrambi i coniugi, ma adesso assisterà solo Davide. Quale sarà la prossima mossa giudiziaria dell’avvocato: di difesa o di accusa? “Bella domanda – risponde l’avv. Licitra – le ultime dichiarazioni della donna ci aiuteranno a capire meglio come intervenire. Finora il passaggio mediatico che sta passando è quello di un marito violento, ma io che conosco bene entrambi dico che non è così. Tutte le gravi accuse che sono state mosse a Davide da parte di testimoni dal volto coperto in effetti sono state smentite dalla moglie. Solo un caso, viene evidenziato e confermato: la lite quando Davide trovò la moglie Giusy impegnata in una video chat compromettente”.

Gli inquirenti dovranno ricostruire, oltre i 20 anni di matrimonio fra i due, gli attimi prima della scomparsa (ore 18,30 del 15 ottobre) e la permanenza di Giusy a Palermo. Non è stato un matrimonio facile perché, come raccontato da Davide, Giusy ha avuto un passato difficile, affetta da grave malattia e attratta da comportamenti e amicizie dai quali il marito ha tentato in tutti i modi di non farla cadere o di farla uscire.

L’allontanamento di Giusy, per come dichiarato ieri da Giuseppe, il figlio maggiorenne della coppia, era un pensiero fisso della donna. “Quando sarai maggiorenne io me ne andrò”, avrebbe detto Giusy al figlio. Un allontanamento dettato sicuramente dal disagio nel rapporto di coppia. La presenza di 4 minori, però, complica le cose perché, in mancanza di giustificazioni forti, potrebbe fare scattare il reato di abbandono di minori.

Le indagini devono accertare adesso cosa ha fatto e con chi è stata Giusy in questi 36 giorni.

Il dettaglio. La squadra mobile di Ragusa ha precisato che la giovane donna è stata sentita per ben 4 ore dal Pm: in questo lungo colloquio Giusy ha raccontato oltre 20 anni della sua vita, il suo passato non facile. La polizia invita le donne che vivono in uno stato di disagio come accaduto a Giusy, di rivolgersi ai propri uffici. “Sono sempre aperti – spiegano dalla Questura -, le donne vittima di violenza ci possono contattare, riceveranno il giusto aiuto, queste donne non sono sole”. Giusy a Palermo versava in una condizione di pericolo, non aveva un posto dove dormire e un posto dove mangiare.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti:

Articoli correlati