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Forse c'è acqua sull'asteroide Cerere La scoperta grazie all'Inaif di Catania

Forse c’è acqua sull’asteroide Cerere La scoperta grazie all’Inaif di Catania

Le enigmatiche macchie brillanti sul pianeta nano tra Marte e Giove. Uno studio sviluppato dall'Inaif di Trieste e da quello catanese. Osservata acqua in uno dei crateri

Di Pierfrancesco Reverb |

Sembra che la variazione di luminosità delle enigmatiche macchie brillanti di Cerere sia riconducibile ad una attività geologica interna. Il pianeta nano Cerere, il più grande della fascia di asteroidi tra Marte e Giove, è stato oggetto di osservazioni da parte dello spettrografo Harps dell’Eso (Osservatorio Meridionale Europeo) presso La Silla in Cile, dopo che circa un anno fa la sonda Dawn della S Nasa aveva rivelato una dozzina di punti luminosi, macchie molto brillanti, in particolare localizzate nel cratere Occator (diametro 92 km).

Un nuovo studio, pubblicato online sulla rivista MonthlyNotices of the RoyalAstronomical Society Letters, è stato sviluppato da una collaborazione tra Paolo Molaro, dell’Inaf di Trieste, e Antonino Lanza, dell’Inaf-Osservatorio Astrofisico di Catania. Ha detto Paolo Molaro: «Appena la sonda Dawn ha rivelato le misteriose macchie chiare sulla superficie di Cerere, ho immediatamente pensato a quali effetti fossero misurabili da Terra. Mentre Cerere ruota, le macchie si avvicinano a Terra e poi si allontanano e questo ha un effetto sullo spettro della luce del Sole, riflessa dalla superficie, che arriva fino a Terra».

«Cerere infatti riflette la radiazione elettromagnetica solare e i punti luminosi, ruotando come un faro, devono produrre delle distorsioni in velocità radiale nello spettro della luce solare riflessa. I calcoli mostravano che queste distorsioni dovevano essere molto piccole, dell’ordine del metro al secondo». Le dimensioni di questo moto sono però abbastanza grandi da poter essere misurate tramite effetto Doppler, grazie all’uso degli strumenti di alta precisione montati su Harps, che ha quindi reso possibile capire l’origine di queste luci direttamente dalla Terra. L’equipe ha osservato Cerere tramite lo spettrografo Harps per poco più di due notti tra luglio e agosto 2015.

«Il risultato invece è stato sorprendente» spiega Antonino Lanza, coautore dello studio. «Abbiamo trovato le variazioni di velocità radiale dello spettro solare riflesso, ma con notevoli variazioni da una notte all’altra. Dopo aver scartato una dopo l’altra diverse ipotesi, abbiamo concluso, non conoscendo ancora i risultati di Dawn, che l’effetto osservato potesse essere dovuto alla presenza di sostanze volatili che evaporano sotto l’azione della radiazione solare. Quando la rotazione di Cerere le porta sul lato illuminato dal Sole esse sublimano, formando macchie che riflettono la luce solare in modo molto efficace. Evaporando rapidamente, esse perdono potere riflettente e producono la variazione osservata in velocità radiale. Questo effetto cambia però da una notte all’altra, dando luogo ad un andamento non riproducibile».

Lo studio conferma quindi le indicazioni avute da Dawn sul fatto che Cerere abbia una vita geologica attiva. Cerere sarebbe quindi molto diversa dagli altri asteroidi della fascia principale. Si sa che il pianeta nano contiene al suo interno molte riserve d’acqua, ma non è chiaro se queste siano legate alle macchie luminose. La fonte di questa continua perdita di materia dalla superficie non è ancora nota. Ma resta il successo ottenuto dai team di ricerca dell’Inaf di Trieste e di Catania che hanno dimostrato che sarà possibile studiare Cerere anche dopo che la sonda Dawn avrà terminato il suo compito. Ulteriori osservazioni potranno essere eseguite, per sei o sette giorni, verso fine ottobre 2016 quando Cerere sarà più brillante. La natura ci sorprende sempre. I segreti di Cerere sono ancora da svelare ma la strada è aperta a nuove scoperte.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA