Palermo
Inchiesta Consip: il “sistema Romeo” a Palermo, la gara (vinta) e le «pressioni»
E ieri si materializza (l’ex) “Mister X”: Alessandro Comparetto, palermitano. Che conferma l’incontro con Renzi Senior: «Si è trattato di un appuntamento di lavoro. L’aeroporto è stato scelto per comodità: viaggio spesso visto che la Fulmine Group ha appalti anche fuori dalla Sicilia». L’azienda, con sede a Palermo in via Re Federico, è da 40 anni nel settore, avviata dal padre (e patron) Michele. Comparetto non è indagato. Nell’informativa i carabinieri annotano come sia «davvero singolare» la «circostanza che questi (Tiziano Renzi, ndr) sia partito dalla propria abitazione a Rignano sull’Arno, abbia percorso circa 300 km per intrattenersi con questa persona fuori l’aeroporto di Roma Fiumicino per soli 44 minuti e poi tornare indietro». L’ipotesi investigativa, al lordo delle smentite, è un’altra e si inquadra nel contesto di fuga di notizie dell’inchiesta Consip.
LA GESIP: “MA LA GARA FU BLOCCATA”
E fin qui sono poco più che suggestioni, gli squarci siciliani dell’inchiesta dei pm napoletani Celeste Carrano e Henry John Woodcock. Ma non c’è soltanto questo, nelle carte. L’elemento più concreto – al quale gli investigatori dedicano parte dell’undicesimo “capitolo”, nelle 991 pagine dell’ultima informativa – riguarda un appalto all’aeroporto di Palermo.
Agli atti c’è un’intercettazione telefonica del 16 gennaio 2016 fra Alfredo Romeo, l’imprenditore campano arrestato per corruzione, e il suo “facilitatore” Italo Bocchino, ex deputato di An. Una conversazione che tira in ballo il management (precedente e attuale) di Gesap, la società che gestisce il “Falcone-Borsellino”, oltre che qualche politico. L’oggetto della telefonata è un appalto (le pulizie all’aeroporto) che, il successivo 26 aprile, sarebbe stato aggiudicato proprio alla “Romeo Gestioni”, con la migliore fra 17 offerte: 8.727.600 euro (oltre a 174.552 per oneri della sicurezza) per quattro anni.
Adesso i pm napoletani (e non solo loro) dovranno approfondire il senso delle parole fra Romeo e Bocchino su una delle gare che nell’informativa vengono definite «gravate, a vario titolo, da forme di turbative riferibili potenzialmente anche a terzi». Proprio il giorno dell’intercettazione, fra l’altro, a Palermo si trovava Enrico Trombetta, amministratore delegato della “Romeo Gestioni” «per discutere con esponenti di quel procedimento amministrativo dinamiche relative alla gara, sebbene – come evidenziato da Italo Bocchino e Alfredo Romeo – ciò non potesse aver luogo, visto che la gara era in corso, ovvero in una fase endoprocedimentale», scrivono gli investigatori. Precisando che Bocchino «dice di aver acquisito informazioni da Dario Colombo, vecchio responsabile unico del procedimento della gara e colui che l’aveva predisposta». Ma Colombo, nel frattempo, «è stato spostato ad altro incarico».
E Bocchino, parlando di lui con Romeo, mastica amaro: «. ..che è quello che ha fatto la gara e poi è andato via un mese prima (sorride)… mannaggia la miseria come amministratore delegato… ha detto Italo se c’ero io… allora (abbassa il tono della voce)…». . Ma c’è qualcosa che non torna: Colombo, non coinvolto nell’indagine, non è ad di Gesap dal 30 giugno 2015.
Intanto, l’appalto che ingolosisce il “sistema Romeo” ha un altro Rup. Descritto in questi termini dall’ex deputato di An: «… è un consigliere comunale di Palermo, di Forza Italia, uomo di Schifani e si occupa di Schifani… quindi stiamo messi malissimo col Rup… dice secondo lui… ha già incassato… e poi sta lì… coperto da Schifani… cioè… quindi… la battaglia la stai facendo contro… Schifani… sopra l’ex amministratore». Parlano di Renato Schifani, ex presidente del Senato, non coinvolto nell’inchiesta. Ma un altro dettaglio, magari deformato dalle informazioni in possesso dei due, non torna: il responsabile unico del procedimento che aggiudica la gara è l’ingegnere Giuseppe Maritano, responsabile Area terminal di Gesap, il quale non è mai stato consigliere comunale.
Al di là dell’effettiva identità, il Rup di cui parlano i due per è un problema, essendo «uomo di Schifani», oltre che «a libro paga di quello», Per Bocchino «il Rup è schieratissimo per due ragioni..sul secondo… uno è l’uscente… due… vuole i soldi». Bocchino ha un timore: «Io non vorrei che arriva la telefonata di Schifani… che fa la telefonata a chi di dovere… e gli dice questa è una cosa mia… non mi dovete rompere il cazzo… quindi il problema che abbiamo è solo il Rup».
Ma, si legge nell’informativa, «gli altri soggetti di rilievo nel consesso della gara in esame (…) stavano dando una mano alla compagine imprenditoriale di Romeo». Riferendosi a questo passaggio dell’intercettazione: «L’ex amministratore delegato… l’attuale amministratore delegato che viene dal mondo bancario (l’allora ad, Giuseppe Mistretta, ndr) e ancora non ha capito dove sta… però dice… è meglio un grosso nome che… e il presidente che è Fabio Giambrone, ex deputato… uomo… amico di Leoluca Orlando e messo lì da Leoluca Orlando… dicono… (abbassa il tono della voce) … ci stanno dando una mano e stanno facendo pressioni… per dire… (inc) … qua, là… anche il funzionario competente».
Bocchino e Romeo, si legge ancora nelle carte, «parlano poi delle coperture che hanno nella magistratura amministrativa palermitana, nel caso in cui la questione “gara aeroporto Palermo” fosse stata oggetto di un contenzioso, alludendo a Antonino Lo Presti, Consigliere di Stato». Lo Presti, ovviamente estraneo all’indagine, è un ex deputato di An e dirigente di Fli: non è al Consiglio di Stato, bensì membro della sezione consultiva del Consiglio di giustizia amministrativa della Regione.
Le altre quasi-suggestioni siciliane dell’inchiesta Consip? Una è “internazionale”. E riguarda uno degli interlocutori più importanti del “sistema Romeo”: Robert Gorelick. Chi è costui? È l’ex capo della Cia in Italia, chiamato «l’americano» in telefonate e sms intercettati, che Bocchino incontra (fotografato dai carabinieri) il 14 ottobre 2016 alla Galleria Colonna di Roma. La tesi investigativa messa nero su bianco nell’informativa è che, oltre ad «acquisire informazioni riservatissime su persone e, addirittura, su indagini in corso condotte dalla magistratura», il super 007 Usa servisse anche per mettere le mani su una «commessa della Marina americana», del valore di 10 milioni di euro. Non è dato sapere se si tratti di uno degli appalti sul potenziamento di Sigonella, ma Mr. Gorelick ha già un preciso precedente con la Sicilia: una cena, nell’estate del 2007, in cui l’allora capo della Cia in Italia incontrò Clemente Mastella per fargli sapere che il governo americano gli «avrebbe mostrato riconoscenza» se avesse fatto cadere il governo Prodi.
La circostanza, acquisita dai pm napoletani in un’altra indagine e in parte smentita da Mastella, è basata sul racconto di Sergio De Gregorio, ex senatore Idv. «Vi erano preoccupazioni forti da parte degli americani sulle questioni di sicurezza e difesa, in ordine alle opposizioni che venivano dall’ala più radicale del governo Prodi», rivelò De Gregorio a Repubblica. Aggiungendo: «In particolare c’era preoccupazione (…) sulla installazione radar di Niscemi, che provocavano forti resistenze della componente estremista». Il governo Prodi cadde, per mano anche dell’Udeur di Mastella, il 24 gennaio 2008.
Infine, una curiosità. Nelle carte c’è un altro uomo di Sicilia. L’ex assessore regionale alla Sanità del governo Lombardo, Massimo Russo. Il quale tornato nei ruoli della magistratura (a Marsala lo ricordano giovane pm al fianco di Paolo Borsellino), oggi è giudice di sorveglianza a Napoli. Di Russo parla, con molto timore, il direttore generale del “Caldarelli” di Napoli, Ciro Verdoliva, in un’intercettazione ambientale, mentre è a colloquio con due poliziotti del commissariato Arenella. Dice il manager: «… io sto così… Nello io sto così …adesso per esempio… dicono… adesso c’è un’altra voce sul Commissario straordinario che dovrebbe essere un certo Dottor Russo».
E quando il poliziotto gli chiede notizie, Verdoliva gli risponde: «… che è l’ex assessore … stava a Palermo… mo’ sta alla Procura della Repubblica qua!… (inc) …cioè qui… Paolo, ti devo dire la verità… mo’ sto parlando con un investigatore… un poliziotto… non vale nemmeno più la pena di lavorare… Qua sembra che ogni volta che fai una cosa c’è un dubbio!… Cioè tu mi metti ad uno di questi a fare il co…qua… ma..». E un terzo aggiunge: «a fare il co… cioè… il controllore». La paura di Russo, commissario-magistrato-controllore. Una delle poche note positive per la Sicilia – oltre all’apprezzamento per le piante dei vivai “Cuba” di Fontane Bianche, a Siracusa – nelle quasi mille pagine di un’informativa molto interessante anche per le Procure siciliane. A partire da quella di Palermo.
Twitter: @MarioBarresi
PUBBLICATO SU LA SICILIA DEL 7 MARZO 2017
COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA