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Italiani longevi, ma al Sud si vive di meno, la povertà limita l’accesso alle cure

La risposta delle strutture sanitarie del Mezzogiorno è inferiore a quelle del nord dove sono le donne a viveva più a lungo. A gennaio 2021 i centenari erano 17.177.      

Di Livia Parisi |

E’ donna e risiede nelle Marche la persona vivente più anziana in Italia, arrivata alle soglie dei 112 anni. Ma al primo gennaio 2021 i centenari erano 17.177, un numero più che raddoppiato rispetto al 2009. Di questi, oltre mille avevano 105 anni o più, quasi il 90% di loro sono donne e risiedono soprattutto al Nord Italia. Mentre 17 sono le persone che hanno spento 110 candeline e tra di loro non vi è neanche un uomo. Un esercito di super longevi che ha fatto fronte al Covid, vincendolo senza far registrare una crescita dei decessi nell’anno della pandemia. A raccontare un’Italia da record sono i numeri dell’Istat. «Da qui a 10 anni – commenta Niccolò Marchionni, presidente della Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (Sicge) – ci aspettiamo un raddoppio dei supercentenari. Superare i 100 anni era una cosa prima rarissima, ma ormai lo sta diventando sempre meno e questo giustifica l’entrata nell’uso comune del termine Quinta Età».   Dal 2009 al 2021, in Italia, le persone di 100 anni e oltre sono passate da poco più di 10mila a 17mila. Sono invece 7.262 gli individui che, nello stesso arco di tempo, hanno raggiunto o superato la soglia dei 105 anni. Ben 1.111 di loro erano ancora vivi al gennaio 2021 e l’incremento di questa popolazione è costante nel corso dei 12 anni considerati. La regione con il rapporto più alto tra popolazione di over 105enni e il totale della popolazione residente è il Molise (4,1 per 100 mila), seguita da Valle d’Aosta (3,2 per 100 mila), Friuli-Venezia Giulia, Liguria e Abruzzo (3 per 100 mila in tutte e tre le regioni).   «Se l’aspettativa di vita massima dell’essere umano è di 120 anni e non sembra modificabile – spiega Marchionni, ordinario Medicina Interna all’Università di Firenze – stiamo però modificando il numero di soggetti che si avvicinano a quel limite, arrivandoci peraltro in condizioni ragionevolmente buone, ovvero con poche malattie concomitanti, anche in virtù del fatto che si selezionano quelli più resistenti». Alla base, vi sono cause ambientali, genetiche o un mix: «tra le condizioni che accomunano supercentenari vi è un alimentazione con poche calorie, una vita non sedentaria e mantenere relazioni sociali, compreso il vivere a casa propria». Ma i numeri sono anche il frutto «di una miglior capacità di cura di condizioni molto diffuse come pressione alta e diabete, ma anche di scelte politiche, come l’abolizione del fumo nei locali pubblici». A parte alcune aree famose per la longevità, come la Barbagia in Sardegna, precisa Marchionni, «il Sud Italia ha un’aspettativa di vita media di un paio di anni inferiore, per diverse ragioni: dalla contaminazione ambientale alla minore capacità di risposta delle strutture sanitarie, ma anche per via di una maggior povertà, che diminuisce l’accesso alle cure».   Forse perché più protetti e isolati o «geneticamente selezionati per essere più resistenti» alle malattie, spiega infine Istat, tra coloro che hanno 105 anni e più, a differenza di altre fasce di età di popolazione anziana, non si è registrata una crescita dei decessi nel 2020, anno caratterizzato dalla pandemia da Covid-19. Analizzando il rapporto tra deceduti e popolazione residente al primo gennaio, si nota come il valore del 2020 sia in linea con quello degli anni passati: circa 66 decessi ogni 100 individui, anche se con differenze regionali. 

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